Project Description

L’attuale chiesa di Santa Maria del Cerro è il risultato dell’imponente rifacimento ottocentesco di una struttura molto più antica, risalente al XIII secolo. Per quanto riguarda il nome, se è evidente la dedicazione alla Vergine, vi sono due ipotesi, entrambe attendibili, rispetto al termine “del Cerro”. La prima riguarda il fatto che la chiesa venne edificata su una collina in località Cerro (da “Ker”, toponimo di origine celtica che significa altura); la seconda invece fa riferimento all’albero secolare che si trova a lato del campanile.

In origine l’edificio era di modesta grandezza – 24 metri per 18 – e si trattava probabilmente di una cappella annessa al Castello Visconteo; l’orientamento era opposto a quello attuale, con l’abside verso oriente (dalla parte dell’attuale ingresso) e l’entrata sul lato ovest. All’esterno dell’abside trovava posto un piccolo cimitero, anche se altre e più importanti tombe – come quella della famiglia Visconti – erano collocate all’interno della chiesa.

La radicale trasformazione ottocentesca

Agli inizi dell’Ottocento, l’antica chiesa si presentava in cattivo stato di conservazione e di stabilità e la sua capienza si mostrava ormai insufficiente, considerato l’incremento demografico della città. Valutate un paio di alternative, si scelse di invertire l’orientamento dell’edificio e di prolungarlo verso ovest, occupando la piazza davanti all’ingresso originario. Ciò permise di lasciare parzialmente intatta la struttura muraria dalla parte absidale, dove fu aperto l’ingresso principale, e di mantenere inalterato il profilo romanico lombardo del tipico campanile in cotto a vista, sul quale sono installate una bandierina bronzea e una lapide marmorea, ambedue con l’effigie della famiglia Visconti.

L’area del vecchio cimitero venne destinata alla gradinata necessaria per compensare il dislivello esistente tra il piano stradale e il pavimento della chiesa.

I lavori iniziarono nel 1825, per volere del parroco don Ignazio Bianchi e sotto la direzione dell’ingegner Carlo Caimi, e si conclusero nel 1830: la chiesa era stata così portata alle attuali dimensioni di 35 metri per 25.

Si trattava a quel punto di sistemare l’organo: stabilito che non valesse la pena restaurare il malandato organo seicentesco, se ne commissionò uno nuovo al noto organaro di Legnano Gerolamo Carrera e il collaudo avvenne nel 1835. Lo splendido strumento ha subito negli anni diversi restauri – l’ultimo negli anni 1992/93 – ed è un vero gioiello dell’arte organaria per la qualità del suono, l’imponente architettura e l’armoniosa disposizione delle grandi canne. Lo strumento ha trovato la sua collocazione più idonea (sia per problemi di acustica che di estetica e di funzionalità) sulla cantoria, sopra l’ingresso principale: il vano che lo ospita è ciò che resta dell’antica abside.

Nel 1850 i debiti erano stati saldati e il nuovo parroco, don Pietro Galimberti, poté pensare a un nuovo ciclo di lavori di completamento delle strutture della chiesa ampliata e adeguamento dei vecchi locali. Tra il 1883 e il 1887 egli provvide altresì a far sostituire le cinque campane esistenti con sei nuove. Il notevole concerto pesava oltre 86 quintali (quasi il triplo del precedente complesso) e obbligò ad apportare delle modifiche anche alla cella campanaria, per garantire la stabilità del campanile.

Toccò infine al nuovo parroco, don Giuseppe Castiglioni, decorare le spoglie pareti della chiesa e procurare una dignitosa suppellettile sacra durante il suo incarico pastorale dal 1888 al 1917.

Il grosso dei dipinti e delle decorazioni fu fatto tra il 1894 e il 1897; il resto si compì nel 1905. Nelle due fasi operarono i medesimi artisti: Aristide Secchi come decoratore e Luigi Morgari come pittore.

Il parroco non si limitava a commissionare e procurare i soldi per pagare le opere, ma le sorvegliava da vicino e dava minuziose direttive iconografiche agli artisti, preoccupandosi che il tutto fosse non soltanto bello ma anche istruttivo e catechetico. Don Castiglioni si occupò pure delle statue, fatte eseguire presso le Scuole d’arti e mestieri dell’Istituto Salesiano Sant’Ambrogio di Milano, degli arredi e dei paramenti sacri, commissionati a varie ditte di Milano, Cassano e Gallarate e spesso da lui stesso pagati.

A coronamento di tutti i lavori, l’8 maggio 1897 il Beato Cardinale Andrea Carlo Ferrari, Arcivescovo di Milano, celebrava il rito della consacrazione della chiesa.

I successori di don Castiglioni si occuparono poi di tutta una serie di interventi che contribuirono a portare Santa Maria al suo attuale splendore: la nuova pavimentazione della chiesa, la decorazione della facciata e la nuova copertura del tetto negli anni Venti, la cappella dell’Addolorata, il battistero, la monumentale gradinata e l’orologio del campanile negli anni Trenta.

Visita della chiesa

L’esterno

La chiesa si affaccia su una bella piazza, al cui centro si innalza la colonna votiva con la statua di San Cristoforo. La facciata, progettata da Carlo Maciachini ed eseguita nel 1885, è divisa in due registri. Sotto, si apre il portone d’ingresso centrale, con ai lati due lapidi ricordanti don Castiglioni, a sinistra, e don Galimberti a destra. Sono presenti anche due porte laterali. La parte superiore, più alta, è ora vivacizzata da tre grandi affreschi del 1970: al centro, l’Assunzione di Maria, ai lati, l’Annunciazione.

L’interno

Su una pianta a croce latina, si aprono tre navate.

Le decorazioni delle pareti di fondo, degli intradossi delle arcate e dei pilastri nonché le statue rivelano che la parte destra della chiesa è riservata agli uomini e quella di sinistra alle donne, come era usanza fino a qualche decennio fa.

In Santa Maria è possibile ammirare un ciclo di affreschi di Luigi Morgari davvero pregevole, per quantità e armonia d’insieme, distribuiti lungo le pareti e sulle volte secondo precisi intenti pedagogici. In essi troviamo un’ambientazione coerente con i luoghi e i momenti storici rappresentati ma soprattutto la rappresentazione di persone con tratti anatomici e psicologici ben definiti, ovvero non lontane da quelle che i fedeli potrebbero incontrare ogni giorno. Quasi a dire che i santi sono persone come noi e che la trascendenza è un processo spirituale che affonda le sue radici nella realtà quotidiana.

Le navate laterali

La navata di sinistra, divisa in tre campate, ospita nella prima cappella, il Battistero; nella seconda, l’altare del Sacro Cuore; segue un confessionale ligneo del XVIII secolo (gemello di quello posto nella navata di destra), sottostante all’affresco del Martirio di Sant’Agnese.

L’ultima cappella è dedicata all’Assunta: ai lati dell’altare, occupato dalla statua della Vergine, vi sono due grandi affreschi riguardanti il Purgatorio e le Glorie di Maria, complessa raffigurazione circa i dogmi mariani e la loro consistenza nella storia della Chiesa universale.

La navata di destra, anch’essa divisa in tre campate, ospita nella prima cappella gli “Strappi” cinquecenteschi dell’antico catino absidale: alcuni degli affreschi che lo decoravano, attribuibili a Pier Francesco Mazzucchelli – in arte “Morazzone” –  o più propriamente  alla sua scuola, sono andati distrutti a causa dei lavori di trasformazione della struttura muraria e di costruzione dell’organo; altri sono stati appunto “strappati” e riportati su tele ora visibili in questa  cappella nei primi anni Ottanta del XIX secolo.

Nella seconda cappella, posta in una nicchia sopraelevata, si erge la statua di San Carlo, risalente al XVII secolo; oltre, troviamo l’affresco raffigurante Giovanni Battista alla corte di Erode; da ultimo, viene la cappella del Crocifisso: sulle due pareti laterali sono rappresentate L’Agonia di Gesù nel Getsemani e L’Esaltazione della Croce, opera di profondo intento catechetico volta ad una migliore conoscenza della simbologia e del significato centrale del Cristianesimo.

La volta e la cupola

Sovrasta la navata centrale una volta a botte, sulla quale trovano spazio tre grandi affreschi: il primo a partire dall’organo, rappresenta l’episodio di San Francesco che riceve le stigmate sul monte della Verna, attorniato da santi di sequela francescana e laici legati al santo di Assisi (Dante Alighieri, Giotto e Cristoforo Colombo); al centro della volta è raffigurata La Resurrezione, dai toni fortemente romantici: caratterizzata da tinte chiaro-scure, coglie perfettamente il senso del passaggio dalla vita terrena alla vita dopo la morte. Ultima è la Gloria di San Luigi Gonzaga, modello esemplare di fede per la gioventù cristiana.

Oltre la volta campeggia, all’incrocio col transetto, l’imponente cupola. La superficie è completamente affrescata con L’Assunzione della Vergine: elevata al centro dell’immagine, sospesa sopra una nube, Maria viene condotta verso la Trinità attraverso un fascio di luce intorno al quale gioiosamente danzano Angeli. Intorno, diversi personaggi collegati a Lei, sia dell’Antico Testamento, sia del Nuovo, sia della storia della Chiesa, concorrono alla sua gloria in questo tripudio divino.

Il presbiterio

All’interno del presbiterio si distingue l’altare maggiore, opera di alcuni scalpellini di Viggiù, databile intorno ai primi anni del XIX secolo e già presente nell’antica chiesa: la struttura, sormontata da ciborio e divisa in più piani, viene addobbata solennemente in concomitanza delle festività più importanti per mezzo delle molte suppellettili – quali candelabri, busti e statue – in dotazione alla chiesa grazie al parroco don Castiglioni.

L’altare minore, rivolto al popolo dal 1977, è coperto da un paliotto dorato e argentato del 1899 raffigurante il Cenacolo di Leonardo da Vinci.

Sulle pareti laterali è rappresentato un perfetto parallelismo: a sinistra, l’Adorazione dei Magi, a destra, la Deposizione dalla Croce. In entrambe le situazioni, Maria, posta al centro, tiene tra le braccia suo Figlio – dapprima speranza e dono per il mondo, poi simbolo di un estremo sacrificio d’amore – facendosi mediatrice silenziosa tra Dio e gli uomini.

Dietro, presso l’abside, un coro ligneo del XIX secolo è sormontato da tre affreschi alternati a due vetrate: partendo da sinistra, San Cristoforo in carcere, San Pietro, con alle spalle la basilica vaticana, il Cristo Consolatore, Sant’Ambrogio, nel portico dell’omonima basilica milanese, e infine San Sebastiano di fronte all’imperatore.

Sul catino absidale e sulla volta, sono raffigurate le personificazioni delle quattro Virtù Cardinali e della Religione ed il Trionfo Eucaristico.

La cappella dell’Addolorata

A destra dell’altare, si apre la cappella feriale dedicata alla Madonna Addolorata. Sopra la porta d’ingresso, troviamo l’affresco di Gesù tra i fanciulli, nel quale compare, sul margine destro, il parroco don Giuseppe Castiglioni, immortalato nella scena dal Morgari quale ringraziamento per l’intensa cooperazione durante l’opera di affrescatura.

Le reliquie

La chiesa di Santa Maria conserva gelosamente circa 150 reliquie di martiri e santi, raccolte lungo i secoli, e soprattutto custodisce con venerazione da oltre 400 anni un’esclusiva reliquia: la Sacra Spina, de Corona Domini Nostri Jesu Christi. Questa, che con altre reliquie era nel vicino Castello Visconteo, fu traslata nella chiesa parrocchiale da San Carlo Borromeo nel giorno della sua visita pastorale, il 24 giugno 1570 su richiesta dello stesso feudatario di allora Gaspare Visconti, stante la vicenda storica.

Un’altra versione circa il rinvenimento del sacro oggetto, portato da Colonia a Cassano Magnago da Princivalle Visconti nella prima metà del Cinquecento, è alquanto particolare. Durante la sua visita, San Carlo alloggiava nel castello; illuminato soprannaturalmente, seppe che nel segreto di un armadio era nascosta una spina della corona di Cristo. Radunata la famiglia dei Visconti e il parroco, un falegname scassinò l’armadio ove si trovò quanto San Carlo aveva dichiarato, come rappresentato per mano del Morgari all’interno della chiesa.

La presenza della Sacra Spina ha dato origine alla Festa Patronale di Santa Croce, che si celebra ogni anno nella prima domenica di maggio, con la caratteristica rappresentazione della Passione di Gesù e la solenne processione con la reliquia.

La vita della comunità e le chiese sussidiarie

La chiesa di Santa Maria è stata il centro ideale di convergenza spirituale e di incontro sociale per una parte della popolazione di Cassano Magnago e ha visto i circa 700 fedeli del 1830 crescere lungo il cammino e passare ai più di 7.000 dei nostri giorni. Molti di loro si sono adoperati per sostenere le varie opere di ristrutturazione e manutenzione della chiesa, senza dimenticare di impegnarsi nell’esercizio della carità evangelica.

Per quest’ultima finalità, sono nati Movimenti e Associazioni di ispirazione cristiana preoccupate di aiutare poveri, malati e famiglie bisognose, come la Società dei “Poveri Cristi”, le Confraternite propriamente religiose ma attente ai bisogni sociali, come la Confraternita del S. Rosario, del SS. Sacramento, della Dottrina Cristiana, dei Disciplini, il “Sodalizio di mutuo soccorso” (fine 1800), con finalità di esplicita solidarietà sociale, morale ed economica.

Per un’adeguata assistenza spirituale e il servizio religioso relativo, sul territorio sono state edificate diverse chiese, in periodi storici differenti, precisamente:

  • l’antica chiesa di San Martino, VIII secolo, poi abbattuta e riedificata negli anni Ottanta in altro loco;
  • la chiesa di San Maurizio, antecedente al XIII secolo, di cui rimane solamente la torre campanaria;
  • l’antica chiesa di San Giorgio in Campora, XIII secolo, attualmente dedicata a Sant’Anna;
  • la chiesa di San Rocco in Soiano, XV secolo, sita di fronte a Villa Oliva e poi divenuta abitazione;
  • l’oratorio di San Rocchino, XV secolo, ridotto a cappella nel 1931;
  • l’oratorio di Santa Croce, XVII secolo, abbattuto e ricostruito all’interno della villa “Della Rocca”, ora sede Comunità Emmanuel, e quindi dedicato a Sant’Elena.

Bibliografia

Marco Pippione: “Cassano Magnago: la nostra storia”, Ed. Crespi

Don Giulio Colombo: “S. Maria del Cerro in Cassano Magnago – 150 anni di storia e d’arte”, Nuove Edizioni Duomo – Milano

Achille Abramo Saporiti: “La catechesi negli affreschi di Luigi Morgari nella Chiesa di S. Maria del Cerro di Cassano Magnago”, Ed. Parrocchia di Santa Maria del Cerro presso Fratelli Crespi Industria Grafica

Don Giulio Colombo (a cura di): “1570 – 1970    S. Carlo e la S. Spina”, Ed. Parrocchia di Santa Maria del Cerro

Comunità parrocchiale S. Maria del Cerro (a cura di): “Il restauro dell’organo  1992-1993”