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IX dopo Pentecoste

Uno sguardo sul tempo liturgico

Questa settimana avremo la possibilità di festeggiare Sant’Anna nella chiesetta a lei dedicata nella nostra città, occasione che ci permetterà di festeggiare i nonni. In questi giorni abbiamo anche la fortuna di avere presenti i ragazzi di Betlemme che ci portano una riflessione particolare dalla loro terra, insieme alla richiesta della preghiera per la pace.

Sulla preghiera

La liturgia della Parola, con l’esempio di Davide che trasporta l’arca dell’alleanza a Gerusalemme mentre canta i salmi, ci aiuta a riflettere sull’importanza della preghiera nella vita quotidiana. Anche le altre Scritture ci spingono in questa direzione, soprattutto San Paolo nell’epistola, che ci ricorda che, a volte, la preghiera può essere ritenuta anche un “peso”, una “fatica”, qualcosa che, addirittura, può sembrare “stolto”. Eppure è proprio la fatica a rendere benedetta la preghiera, è proprio la fatica a renderla preziosa presso Dio, è proprio la stoltezza della preghiera a rendere prezioso davanti a Dio ciò che portiamo come oggetto della stessa orazione. Così anche il Vangelo ci ricorda che, ogni giorno, noi siamo chiamati a prendere la nostra Croce per portarla dietro a lui. Le croci, lo sappiamo, sono molte e differenti. Per portare la nostra Croce dietro a lui occorre la forza della preghiera. Quella preghiera che è piccola cosa, è, però, una forza straordinaria, che ci aiuta a superare i pesi e le difficoltà di qualsiasi evento della vita.

Per noi

Non so se, proprio nel mezzo dell’estate, siamo predisposti a riflettere sulla preghiera. Per la maggior parte delle persone l’estate è un periodo di “stacco” anche dalle realtà spirituali. A meno che, come alcuni fanno, non diventi occasione per qualche giorno in un monastero, per un momento di ritiro, per sperimentare un po’ di silenzio. Cose sempre più rare. Cosa è la preghiera per noi? Un’attività? Qualcosa da fare? Un peso? Un obbligo? Oppure una realtà bella da sentire sempre più nostra, un modo per parlare con Dio, un mezzo per sentire la sua presenza, per sentirci ascoltati, per sentire che c’è un aiuto che noi non possiamo minimamente trascurare? Vorrei che, davvero, ce lo chiedessimo. E, soprattutto, vorrei che imparassimo a fare come Davide, o come Paolo. Ovvero vorrei che tutti imparassimo a rimanere fedeli alla preghiera, anche se per noi è una stoltezza. Vorrei che imparassimo a capire che la preghiera è una sorgente di gioia e di pace, perché è in essa che scopriamo la presenza di Cristo.

Ci aiutino Sant’Anna e San Gioacchino. Secondo la tradizione, i genitori della Vergine hanno saputo educare Maria alla preghiera perché erano loro uomini di preghiera, gente semplice che custodiva, però, il senso della presenza di Dio e del suo aiuto.

Lasciamoci educare, poi, dalla saggezza dei nonni. I nostri nonni hanno certamente tanto da dire e molto da testimoniare per quanto riguarda la fede. Soprattutto impariamo da molti nostri “vecchi” a credere nel senso della provvidenza, nella forza della preghiera, nell’umile ricerca del mistero di Dio. Valorizziamo questo patrimonio che il mondo può anche considerare come una stoltezza, ma che, per tutti i credenti, è davvero un patrimonio di fede da valorizzare e da scoprire.

Con un augurio del tutto particolare a tutti i nonni che, anche nella nostra comunità, non lasciano mancare il loro aiuto e la loro presenza.

Il Vostro Parroco,