Di Lazzaro
In quaresima
Continua il nostro impegno di preghiera e di revisione di vita attraverso le pagine del Vangelo di Giovanni.
Sulla soglia della morte
Il racconto di Lazzaro ci mette di fronte ad un tema molto scomodo che, puntualmente, torna più volte nell’anno liturgico: la riflessione sulla morte e sulla vita eterna. Le occasioni sono diverse: ricordiamo almeno la commemorazione dei fedeli defunti oltre alla 5 domenica di quaresima. Stare di fronte alla morte, sia che pensiamo a quella sperimentata da altri che al pensiero della nostra morte, è sempre difficilissimo. Come stare davanti alla morte? Credo che le letture di oggi ci invitino a vivere bene questa nostra vita. È la raccomandazione dell’epistola. Dal modo di vivere, dal modo con cui affrontiamo le cose della vita, dipende anche il modo con cui affrontiamo la morte delle nostre persone care e, un giorno, anche la nostra. Dal modo di vivere, ovvero dalla fede che viviamo. La raccomandazione è “vivere non da stolti ma da saggi”. Vive da saggio chi vive come nella casa di Betania, la casa di Lazzaro, Marta, Maria. Ovvero una casa dove si vive, si lavora, si incontrano persone, perfino si discute, ma anche una casa dove si sperimenta la malattia e la morte. Il tutto, però, affrontato con fede. La fede di Maria, colei che si sceglie la parte migliore ovvero l’ascolto della Parola. La parte di Marta, ovvero il servizio generoso che sa esprimersi nella carità. La parte di Lazzaro, che non parla, ma che sappiamo bene essere stato un uomo di fede e di carità grande. È così che, in questa famiglia, hanno sperimentato la sofferenza, la morte e hanno illuminato con la fede tutti i momenti dell’esistenza.
Un richiamo
Mi sembra che anche noi tutti viviamo queste cose. In quante nostre case si sperimenta la sofferenza, la malattia e tutte le sue conseguenze e la morte. Così come tutte le nostre case sono luoghi di dialogo, di incontro, di servizio. Il richiamo, però, è a vivere queste cose con fede. Perché è possibile vedere e vivere tutte queste cose da stolti, ovvero non pensando minimamente alla vita eterna, ma immergendosi solo nelle cose del tempo, nelle cose da fare, non avendo nessuno spunto per guardare a Dio. Il richiamo di questa domenica è, quindi, a contemplare la bellezza della vita eterna, della comunione con Dio, della vita che attende ciascuno di noi. Se mettiamo questa prospettiva di fronte a tutte le altre cose, è chiaro che vivremo tutte le cose del tempo illuminandole con questa luce. Come tutti siamo chiamati a lottare, anche a sostenere le lotte degli altri, a soffrire, perché anche questa dimensione fa parte dell’esistenza di tutti e a confrontarci con il mistero della morte. Se lo faremo nella speranza della vita eterna non saremo soli. Sentiremo, vicino a noi, la presenza di Cristo che è sempre vicino a noi, infondendo coraggio, forza, speranza e sostegno.
Lazzaro e le sue sorelle ci siano di esempio e di conforto, consolando anche il pianto in cui versano molti di noi.
Il Signore, che asciuga le lacrime di ciascuno, accoglie anche questa nostra commozione, trasformando il nostro dolore in speranza di vita eterna. Avviamoci a questa comunione con Dio. Sarà questa luce a sostenere il cammino e a donare coraggio nei momenti più difficili, nelle molte forme con le quali lo scoraggiamento interiore invade il nostro cuore, perfino nella disperazione che può impossessarsi del nostro cuore.
Senza dimenticare di invocare Maria, Madre della speranza cristiana. Anche Lei, che contempliamo come l’Addolorata sotto la Croce ci è vicino e ci chiama a quella sapienza di vita che nasce solo nella comprensione saggia e buona di chi si confronta con queste realtà dell’esistenza animato dalla fede.
Il Vostro Parroco,