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Di Abramo

In quaresima

Dopo aver meditato sull’essere chiesa che custodisce la preghiera e l’amore, in questa terza settimana di quaresima vorrei che soffermassimo l’attenzione sull’essere “chiesa di popolo”.

Chiesa di popolo

Sia la prima lettura che il Vangelo di oggi ci mettono di fronte alla grandissima consapevolezza del popolo di Israele di essere uniti, come fossero un unico soggetto. La cosa è molto evidente nella prima lettura: a peccare costruendosi il vitello d’oro non è solamente qualche persona, o chi fisicamente costruì il vitello d’oro o Aronne che diede il permesso di farlo. Tutto il popolo è colpevole di idolatria, nessuno escluso. Perché Israele si pensa come un soggetto unico e unitario. Così come anche nel Vangelo. Gli interlocutori del Signore Gesù sono molti, eppure essi hanno al percezione di essere come un soggetto solo. Essi sono “i figli di Abramo”, tutti quanti insieme, come, appunto, una cosa sola. Gesù tenta di entrare in dialogo con essi, sul tema della “verità che rende liberi”, ma essi, sempre come fossero un unico soggetto, non ci stanno, dicono un secco “no” quasi all’unisono. Tanta è la consapevolezza di essere popolo, unità, comunione.

Un richiamo

Credo che noi siamo molto lontani da questa concezione. Noi ci pensiamo, il più delle volte, come credenti solitari, come singoli uomini e donne che stanno compiendo un cammino di fede. La fede, per noi tutti, è qualcosa di personale, privato, intimo. Certo, poi ci sono anche delle manifestazioni comunitarie ma ad essere in questione è il nostro rapporto con Dio. Non dovrebbe essere immediatamente così. Certo noi siamo singole persone, ciascuno di noi ha la sua fede e il suo cammino ma tutti noi, in forza del Battesimo che abbiamo ricevuto, siamo anche un popolo, una unione, una unità, una “Chiesa di popolo”. Noi non veniamo in Chiesa, non celebriamo la Messa, non ascoltiamo le letture solo per noi. La S. Messa e, più in generale tutti i Sacramenti, non sono per il singolo, ma sono per tutti. “Tutti”, non solo chi è a Messa in quel momento, ma per tutto il popolo dei battezzati, per chi non è presente come anche per chi non coltiva più la fede, per chi non ha più a cuore il proprio rapporto con Dio.  Così anche la grazia di Dio che si riceve nei sacramenti non è certo solo per i presenti, ma per tutti, anche per tutto quel popolo che non si reca all’incontro con Dio. Certo in forma diversa, eppure la grazia di Dio è universale. Ne viene che il compito del popolo di Dio è davvero quello di pregare per tutti, senza esclusioni e senza limiti. È questo il senso della “preghiera dei fedeli”. Forse noi rispondiamo un po’ in automatico ad essa, con una certa ritualità. Eppure, quello dovrebbe essere il momento nel quale noi mettiamo nelle mani di Dio tutto quello che ci sta a cuore e chiediamo quello che nasce dalla nostra capacità di intercedere per gli altri. Vorrei che tutti percepissimo la portata ma anche la responsabilità che viene dall’essere “popolo del Signore”. a noi è chiesto di pregare per tutti, di intercedere per tutti, di portare a tutti quel respiro di libertà e verità che respiriamo quando veniamo in Chiesa per le diverse celebrazioni. Lasciamo che la Quaresima ci educhi e ci guidi ad essere popolo di Dio non in senso orgoglioso ma in vero spirito di servizio a tutta l’umanità.

Viviamo così anche le processioni rionali di quaresima, vero richiamo a tutti per prendere coscienza dell’appartenenza al popolo di Dio, chiamato ad adorare la Croce dalla quale viene la nostra salvezza.

Il Vostro Parroco,