5a di avvento: “il Precursore”
L’identità del cristiano
Qual è la nostra identità di cristiani? È l’identità di chi attende la venuta del Signore nell’ultimo giorno; è l’identità di chi vive uno stile di sobrietà; è l’identità di chi vuole essere come una piccola lampada che arde e che risplende; è l’identità di chi accoglie. Oggi è l’identità di chi vuole essere segno e profezia.
Marana thà! Vieni Signore Gesù!
È ancora San Giovanni Battista a provocare la nostra riflessione. Egli, nel deserto, non solo è esempio di sobrietà, non solo è lampada che arde e che risplende, ma è, soprattutto profeta. Profeta nel senso classico del termine, ovvero l’uomo di Dio che dice le cose che avverranno. Ma anche profeta perché, con il suo atteggiamento di solitudine, di sobrietà, di attesa, richiama tutti ad essere, nella propria vita, segno di qualcosa d’altro, segno di qualcosa di più grande, segno di una Verità che occorre amare, servire, seguire. Giovanni il battista è segno del mondo che verrà. Lo dice sia la sua vita, così speciale, così particolare, che la sua morte, così santa e richiamo alla perfezione per tutti.
“Marana thà! Aiutaci ad essere segno e profezia”
Questa verità che contempliamo in Giovanni deve essere segno anche per noi. Infatti, dovrebbe essere tipico della vita cristiana quell’essere segno e profezia che fu di Giovanni.
Segno e profezia per il modo in cui si vive. Attendendo, essendo sobri ed accoglienti, cercando di essere piccole sorgenti di luce, anche noi possiamo essere segno e profezia.
Ancor più nella scelta di vita fatta come vocazione! Il matrimonio cristiano, fatto di fedeltà, fatto di apertura alla vita, fatto di scelte quotidiane di sostegno, vicinanza, amore, dice che il credente è chiamato a camminare verso l’invisibile.
La scelta di una vocazione di speciale consacrazione, dice che il cristiano è segno del mondo che verrà, del mondo di Dio, che il cristiano attende sempre con particolare attenzione.
Il modo di vivere dei cristiani dovrebbe dire tutto questo anche in mille altri modi. Perché è dal modo con cui si vive, dal modo con cui si serve, dal modo con il quale si aiutano gli altri che si capisce la fede. Non solo dalle pratiche, sebbene anche queste siano necessarie e importanti per il cammino!
Credo davvero che sia chiesto a ciascuno di noi di essere segno, profezia. In un mondo che non è cristiano, in un mondo che ha perso la fede, essere segno e profezia significa essere richiamo e dichiarazione di un cammino possibile a tutti. È il compito più difficile di questo avvento. Credo che essere segno e profezia significhi anche attendere un Natale cristiano, facendo, nei prossimi giorni di preghiera e di vigilanza ancor più intensa, quelle scelte che dicono di un’anima che cerca il Signore. Anche in mezzo al frastuono del mondo, anche in mezzo a un popolo che attende “le feste”, anche in mezzo ad un mondo che, con le sue scelte pratiche, rinnega il Signore.
Il Vostro Parroco,