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8a dopo Pentecoste

Nella storia della salvezza

Proseguendo con la storia della salvezza, la liturgia ci fa pensare oggi al tempo dei profeti che sono anche giudici di Israele, inaugurato da Samuele.

La lampada non spenta

Spesso la liturgia ci aiuta a pensare attraverso le immagini. Il tempo di Samuele ci viene descritto come un tempo difficile, un tempo di non fede. Si dice apertamente che “la Parola di Dio era rara in quei giorni” e che però “la lampada di Dio non era ancora spenta”. La prima immagine ci dice la difficoltà di quel tempo storico. Un tempo in cui la fede è poca, un tempo in cui la gente non è attratta dalle cose di Dio, un tempo in cui tutti sono presi dalle cose della loro esistenza e nessuno si domanda più nulla su Dio e sulla fede. Eppure, anche in giorni difficili come questo, la Parola di Dio aggiunge l’immagine della lampada non spenta. Un’immagine di vero conforto, un’immagine bella e che dilata il cuore. Un’immagine che ci dice che anche nel tempo della difficoltà, anche nel tempo della non fede, anche nel tempo in cui nessuno si domanda più nulla dei “diritti di Dio”, c’è qualcuno che rimane fedele, che ascolta la Parola e se ne fa interprete, qualcuno che diventa guida per altri fratelli, qualcuno che si mette davvero dalla parte di Dio, per così dire.

A questa prima immagine segue la chiamata degli apostoli, proprio per dire che ogni tempo ha i suoi uomini di fede, ogni tempo ha persone che si interrogano da vicino e con attenzione sull’importanza, sulla bellezza, sulla forza della Parola di Dio e si fanno carico di annunciarla a tutti. Dalla chiamata degli apostoli deriva poi la successione apostolica, che mette tutti nel cuore di quella storia ininterrotta di passaggio di testimone, per così dire, nella quale siamo compresi anche noi.

La catechesi per noi

Anche noi ci lamentiamo spesso del nostro tempo, forse un po’ a ragione, forse un po’ a torto. Anche noi diciamo che il nostro tempo si qualifica come un tempo di poca fede, un tempo nel quale non tutti sappiamo interrogarci sulla Parola di Dio e sulle conseguenze che questa Parola dovrebbe avere nel nostro cuore, anzitutto, prima che in altri. È certamente una constatazione vera, eppure vi invito a cercare, ad osservare e a vedere i tanti semi di bene che possono far dire anche a noi che la “lampada di Dio non è ancora spenta”. Penso a tutti gli uomini e le donne di buona volontà che prendono sul serio l’invito a curare il proprio cammino di fede e leggono con costanza ed attenzione la parola di Dio. Penso a tanti che si dedicano, anche in questa calda estate, alla cura degli anziani e dei malati. Penso a tutti i giovani che, pur con i loro limiti e difficoltà, si sono presi cura dei ragazzi della comunità nell’oratorio feriale e nei campeggi estivi. Penso ai giovani che, tra poche settimane, giungeranno dal mondo a Lisbona per incontrare il Papa nella Giornata Mondiale della Gioventù. Penso a tutti coloro che vivono con fedeltà la loro vocazione, anche a costo di difficoltà grandi e sopportando piccole o grandi fatiche. Il mondo è pieno di segni di bene che incoraggiano, spronano, sostengono il cammino di ciascuno di noi. Ciascuno, però, si deve sentire chiamato personalmente dal Signore ad un esito di vita cristiana che ha qualcosa di unico da proporre a tutti, esattamente come accadde nella vita degli apostoli. È questo che raccomando a ciascuno di voi. Se tutti terremo sempre in seria considerazione il nostro cammino cristiano, certamente saremo capaci di essere piccole lampade che mantengono acceso il seme della fede, della carità, della speranza nel nostro mondo.

Il Vostro Parroco,