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4a dopo Pentecoste

Nella storia della salvezza

Seguiamo la storia della salvezza nel suo dispiegarsi e, quindi, dopo le pagine sulla creazione, sulla creazione dell’uomo e sul peccato originale, troviamo la pagina del diluvio universale.

Il diluvio

È bene ricordare che la Scrittura condivide questo racconto delle origini con altri poemi dell’antico vicino oriente. Il che significa che tutti i popoli e tutte le religioni antiche, fin dall’antichità, hanno voluto dedicare la loro riflessione ad un tema che accomuna tutti gli uomini e che intende rispondere al bisogno di purificazione continua dell’uomo, sempre immerso nel peccato. La pagina del Diluvio universale, più che essere una pagina di punizione, intende affermare come Dio purifica sempre la sua creazione. Non per altro questa pagina è stata sempre interpretata dai padri come immagine del Santo Battesimo. Tutti gli uomini ottengono purificazione, pace e salvezza nel battesimo in Cristo, prefigurato dal diluvio. Questa visione ci dona la possibilità di capire che questi racconti delle origini, che si configurano oltre la storia, sono per tutti noi un richiamo: un richiamo alla riflessione sulle necessità del perdono di Dio; un richiamo per comprendere che nel cuore dell’uomo è sempre in agguato il male; un richiamo, come credenti, per capire che la grazia di Dio è sempre più grande di ogni male.

La catechesi per noi

Noi approcciamo questa pagina soprattutto con la luce del Vangelo, che ci ha ricordato che tutti gli uomini vivono le stesse cose: nascono e muoiono; si innamorano e soffrono; sono in salute e sperimentano la malattia; lavorano e si affaticano ma anche trovano momenti e luoghi di riposo; si sposano o rimangono soli… Tutti gli uomini, diceva Gesù con molta chiarezza, vivono le stesse cose, sperimentano tutte le gioie e tutte le fatiche del vivere allo stesso modo. Il credente vive queste cose con fede. Ecco la “differenza” tra l’anima credente e l’uomo che non ha fede. Anzi, continua il Signore, il credente vive con spirito di vigilanza, sapendo che in tutte le cose che sperimenta già ora nel tempo, è presente il Signore. Signore che egli incontrerà alla fine della sua esistenza, quando, passando attraverso il passaggio della morte, entrerà definitivamente nel tempo di Dio.

Riflessione che consegna a noi la domanda: come vogliamo vivere? Con quale spirito? Con quale vigilanza? Possiamo anche noi credenti vivere tranquillamente, senza porci domande, accettando quello che capita, anzi, facendo di quello che capita addirittura un dubbio sulla presenza di Dio nella vita e nei giorni degli uomini. Vogliamo fare così? Oppure possiamo vivere con quello spirito di fede che ci porta a considerare come, tra le varie vicende del mondo, il credente abbia un compito: quello di ricordare a tutti la presenza di Dio, il suo amore, il suo perdono, il suo voler accompagnare tutti nelle cose della vita. Realtà che, appunto, sono uguali per tutti, ma che il credente affronta con quello spirito di fede che dà “una marcia in più” che gli altri non hanno.

Credo che questa Parola di Dio, che viene depositata dentro di noi, potrà portare molto frutto se noi l’accoglieremo con la sua potenza, se noi rifletteremo sul nostro modo di vivere, se noi ci metteremo dalla parte di chi desidera vivere con verità i suoi giorni e non semplicemente “trascinarsi” nell’esistenza, con rassegnazione come, purtroppo, sempre più spesso, capita di vedere.

Entriamo, sorretti da questa Parola, nel tempo dell’estate, per molti, tempo di esperienze belle e coinvolgenti, diversificate; per altri, invece, tempo di normalità delle cose, della vita.  Entriamo in questo tempo sorretti da questa Parola che illumina, rischiara, richiama.

Il Vostro Parroco,