Pentecoste
Concludere un tempo liturgico
Forse mettiamo molta attenzione all’inizio dei tempi liturgici: quando inizia l’avvento o quando inizia la quaresima ci sollecitiamo a vicenda per vivere bene un cammino spirituale, ciascuno secondo il percorso al quale partecipa. Normalmente non mettiamo tanta attenzione alla fine del percorso, quando, dopo aver celebrato le feste solenni, tutto ritorna un po’ alla normalità di sempre. Il tempo di Pasqua finisce con una grande solennità che è la Pentecoste. Credo che a tutti, oggi, sia chiesto di porre attenzione al modo con il quale finiamo di vivere il tempo di Pasqua e la gioia che abbiamo cercato di vivere mettendo al centro delle nostre riflessioni proprio questo atteggiamento.

Vivere bene il tempo
Credo che le scritture di oggi, nel loro insieme, ci stiano dicendo che è compito nostro vivere bene il tempo in cui ci troviamo, animati da quei carismi, che sono i doni dello Spirito Santo, con i quali Dio si manifesta in noi. Tutti, più o meno, ci lamentiamo del tempo presente: “non è più come una volta… chissà dove finiremo… sono tempi di degrado morale…” sono frasi che spesso ricorrono anche tra noi. Il cristiano, in verità, non pensa così, perché abita il tempo nel quale gli viene dato di vivere sorretto dalla fede in Dio proprio perché sa che Dio abita ogni tempo; il cristiano non si perde mai d’animo, ma vive il proprio tempo animato da quella forza dello Spirito Santo che lo spinge a vivere bene ogni cosa e a valutare bene ogni esperienza. Il credente anima il suo tempo con i doni che gli sono propri e non teme nulla: si preoccupa, magari, vive con apprensione altre volte, ma non smette mai di avere fiducia in Dio dal quale proviene ogni bene. Vorrei che, alla fine di questo tempo di Pasqua che abbiamo dedicato a vivere percorsi di gioia, tutti fossimo persuasi della bellezza della vita che ci è stata donata ed imparassimo a mettere a diposizione degli altri i doni e i carismi con i quali noi stessi siamo stati benedetti.
Concretamente…
In concreto a cosa siamo chiamati? Con quale atteggiamento iniziare a vivere il tempo estivo che ci sta davanti?
- Lo Spirito Santo è sempre Spirito di comunione. Siamo richiamati dalla Chiesa a vivere questa comunione, basti pensare al “cammino sinodale” che la Chiesa sta compiendo anche in vista del sinodo del prossimo anno. Proprio per questo siamo invitati a favorire tutti i percorsi di comunione possibili. Credo che nella nostra comunità ve ne siano già tanti in atto. Vorrei, però, che le prossime e fondamentali tappe pastorali del percorso estivo (oratorio estivo, campeggio, feste di San Pietro e di S. Anna, Corpus Domini…) fossero ancor più occasione per vivere insieme, tessere relazioni, uscire da quella logica sempre parrocchiale che ci vede ancora divisi su molti aspetti e per molte situazioni.
- Lo Spirito Santo è sempre Spirito di servizio. Credo che, per molti ambiti, sia necessario un rinnovamento dei volontari. In molti nostri ambiti, i volontari sono sempre gli stessi da molti anni, si sentono le forze che vengono meno, si sente il peso dell’età che avanza. Credo che molti potrebbero trovare il coraggio e la forza di prendersi qualche impegno. Penso all’ambito oratoriano, sportivo, o della Caritas, o liturgico, penso alla biblioteca, come anche nel Cav, nelle Acli e in molti altri ambiti di servizio comunitario, ci sia posto per nuove forze. Vorrei che tutti ci facessimo la domanda: cosa sta chiedendo a me lo Spirito Santo? Dove posso impegnarmi?
- Vorrei che chi inizia a sentire il peso degli anni possa essere la risorsa spirituale della comunità, impegnandosi per la preghiera e l’intercessione. Nessuno si senta mai escluso dall’azione della Chiesa, ma ciascuno rinnovi, nello Spirito, la sua appartenenza e il suo servizio.
Il Vostro Parroco,