VII Domenica di Pasqua
Percorsi di gioia
Concludiamo oggi questo percorso sulla gioia pasquale che abbiamo cercato di vivere insieme in tutte le domeniche di Pasqua. Domenica prossima festeggeremo, a Dio piacendo, la solennità della Pentecoste.

La gioia di servire
Credo che sia molto bello rileggere i tre testi biblici che leggiamo in questa domenica in quest’ottica: l’ottica del servizio.
È soprattutto il vangelo ad ammettere questa lettura e ad aiutarci: ancora una volta il Signore risorto non smette di prendersi cura dei suoi e, con grandissima sensibilità e tenerezza, affianca due discepoli che si stanno allontanando da Gerusalemme per spiegare loro il senso della sua morte attraverso le scritture. Gesù ha appena vissuto con loro la lavanda dei piedi e l’ultima cena; ha appena mostrato in pratica cosa significa dare la vita per gli altri; ha sacrificato sé stesso sulla croce per la vita del mondo, ma i discepoli non hanno ancora capito. La luce della Pasqua, che è luce di gioia, ancora non è presente nel loro cuore. Così Gesù, con pazienza e affabilità, riprende il cammino con loro e torna sui passi antichi della scrittura per spiegare loro che il Cristo avrebbe dovuto soffrire per donare la sua vita a tutti. Non solo. Gesù, ancora una volta, proprio per loro, spezza il pane, cioè riporta quei due discepoli all’intimità del cenacolo e al gesto che aveva fatto pochi giorni prima per ricordare a loro qual è la sorgente dell’amore che si dona: l’Eucarestia. Gesù, quindi, che ha istruito, che ha dato l’esempio, ora dona la forza e il coraggio perché la donazione del discepolo possa prendere il largo e diventare, per loro e per tutta la chiesa, fonte di gioia.
Noi e la gioia del donarsi
Credo che moltissimi di noi abbiano già questa gioia nel cuore. Penso ai tantissimi papà e mamme, nonne e nonni che, quotidianamente, si donano alla loro famiglia per tutto ciò che necessita. Penso ai moltissimi volontari delle tante associazioni di volontariato cassanese, che, in modi molto diversi, fanno però circolare quel “bene comune” del quale spesso parliamo. Tutte forme di donazione generosa, che sono già profondamente scolpite nel cuore di tantissimi. Vorrei però sottolineare due cose:
- La prima è l’origine, la fonte, la sorgente di questa donazione di amore che il cristiano non deve e non può mai trascurare: l’Eucarestia. Il cristiano non fa le cose per altruismo, per filantropia, ovvero per amore dell’uomo. Il cristiano agisce con gratuità e amore, profondissimo segno di donazione agli uomini con cui vive perché vede in essi un “piccolo Cristo” da servire. Ecco perché il cristiano alimenta almeno nella domenica, il suo rapporto con il Signore Eucaristico, per poi vivere, in tutti i giorni che Dio dona, quella carità di cui il Sacramento rimanda costantemente. L’Eucarestia stessa è fonte di gioia per questo motivo: ci riporta alla donazione originaria, la donazione di Cristo a noi.
- La seconda è la forte preoccupazione per i giovani che, pur avendo davanti a sè esempi di donazione grande e costante, vivono forme di donazione molto più limitate, spesso legate ad un contesto emotivo forte, per un tempo determinato della loro vita. Credo che tutti, in famiglia, abbiamo esempi di giovani figli e nipoti che non seguono le orme di genitori e nonni, magari con la scusa dello studio. Scusa che viene utilizzata, insieme ad altri, per allontanarsi dal Sacramento e, quando si è lontani da esso, cessa il desiderio di donarsi e la gioia che viene dalla presenza del Signore nel cui nome, poi, si opera il bene.
Ormai in vista della Pentecoste, chiediamo al Signore una rinnovata effusione del suo Spirito, perché tutti possiamo davvero attingere alla sorgente dell’Eucarestia quella gioia di donarsi che fà del credente un vero discepolo del Signore.
Il Vostro Parroco,