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VI Domenica di Pasqua

Percorsi di gioia

Ormai siamo verso la fine del nostro percorso sulla gioia: ecco la gioia della pace

Un problema o una grazia

Può essere che non pochi di noi pensino che la pace sia davvero un problema. Continuiamo a parlarne, continuiamo a riflettere su di essa, noi cristiani continuiamo anche a pregare per essa ma, come tutti ben vediamo, sembra che la nostra riflessione non porti a nulla, il nostro impegno sia senza esito, la nostra preghiera inascoltata. La pace è dunque un problema? Io credo di no, come ci dice il vangelo di oggi. Il Vangelo ci dice che la pace è un dono di Dio. In che senso?

Anzitutto nel senso che essa è la dimensione propria della vita di Dio. Dio è pace. Dio “vive” nella pace. Dio dona la pace “non come la dona il mondo”. In che senso San Giovanni ci dice queste parole? Nel senso che la pace degli uomini può nascere dall’impegno, dalla fatica del curare i rapporti interpersonali, tra nazioni, tra popoli. Dio, al contrario degli uomini che vivono la pace come compito o come sforzo, fa molto di più. Donando a tutti gli uomini la consapevolezza di essere fratelli, permette all’uomo di realizzare una pace che non sia frutto di sforzo, non sia frutto di un compito faticoso, ma sia partecipazione della sua stessa dimensione. In questo senso potremmo dire che la pace nasce nel cuore dell’uomo che crede, nel cuore dell’uomo che spera, nel cuore dell’uomo che prega. Anche quando non sembra che la propria preghiera sia inascoltata, l’uomo di Dio, che è uomo di pace e di riconciliazione, non si perde d’animo e continua nella propria preghiera, associando più fratelli possibili, perché il dono della pace giunge sull’umanità che cammina, unita, nella medesima direzione.

Noi e la gioia della pace

Ecco il compito per noi. Che cosa è la pace per noi. I greci dicevano che la pace è “irene”, cioè assenza di guerra. I Romani che è “pax”, cioè realtà che arriva agli uomini quando tutti osservano le leggi e i patti stabiliti. Gi ebrei dicono che essa è “shalom”, cioè condivisione di tutti i beni che Dio ha creato. Credo davvero che il nostro compito sia quello di tendere a questa pace che è “shalom”, ovvero pace del cuore, condivisione delle risorse, rispetto delle diversità, comprensione delle differenze, sostegno delle debolezze… realtà che implica anche il rispetto degli altri e dei patti stabiliti e l’assenza delle guerre. Questa “shalom” che riguarda ogni aspetto della vita dell’uomo potrà venire su di noi solo a condizione che ciascuno sappia coltivare questa pace nel proprio animo e solo a condizione che tutti si impegnino a rispettare l’altro come un fratello. Se ci manca questa dimensione di pace è, in fondo, perché nessuno si impegna a sufficienza in questa direzione. Pregare per la pace non significa dire solo qualche “Ave Maria” per essa. Significa impegnarci per rappacificarsi nel cuore e per vivere, ciascuno di noi per primo, questa realtà.

Solo allora potremo gustare la gioia di una vera pace. Impegniamoci per questo. Impegniamoci perché oggi sia un giorno nel quale guardare agli altri come a dei fratelli. Impegniamoci perché oggi sia giorno di condivisione. Impegniamoci perché oggi sia giorno di pace.

Maria, che intercede sempre per noi, ci aiuti a cambiare il nostro cuore e a verificare continuamente il nostro modo di vivere, perché solo se tutti tenderemo a questo bene grande, potremo diffonderlo nel mondo.

Ci sia di aiuto anche San Giovanni XXIII, che 60 anni fa donava al mondo la “Pacem in terris”, come strumento di riflessione per ottenere la pace. Interceda il Santo Papa perché i conflitti in atto oggi possano cessare e tutti gli uomini rappacificarsi.

Il Vostro Parroco,