5° di Quaresima – Lazzaro
Vivere la quaresima
Entriamo nell’ultima settimana di quaresima vera e propria. La settimana prossima sarà la settimana santa, con un tono del tutto speciale, sia per la liturgia che per il richiamo che, come ogni anno, viene a noi fedeli. Credo che il Vangelo di Lazzaro ci aiuti a riflettere sui sentimenti che proviamo nel momento in cui muore una persona a noi cara.

La catechesi
Sono proprio i sentimenti dei diversi protagonisti ad essere in primo piano nel Vangelo di oggi. Anzitutto Marta e Maria, ritratte nel pianto. È il dolore per la morte del fratello che le fa piangere, è il dolore per la perdita di un affetto vicino e caro, è il senso di solitudine che provano di fronte al venir meno del cardine della loro famiglia.
Poi abbiamo i sentimenti di alcuni che dicono, vedendo il pianto di Gesù: “vedi come lo amava!”. Persone dallo sguardo puro, persone che si interrogano sul morire degli uomini e che sanno scorgere, nel pianto che prova il Signore, il senso di una partecipazione che è, anzitutto, umana.
Ci sono altri che, con meno attenzione e certamente meno fede dicono: “costui che ha aperto gli occhi al cieco nato, non poteva anche far sì che questi non morisse?”. Certamente persone miopi, persone che pensano che Dio debba sempre e comunque mettere al riparo dagli effetti negativi della vita. Ignorando così che il Signore non è venuto a togliere in modo miracoloso tutti i problemi dell’esistenza umana, ma ad assumerli su di sé. Il miracolo della risurrezione di Lazzaro dice esattamente cosa farà il Signore alcuni giorni dopo. Egli permetterà che gli uomini lo uccidano, ma per risorgere dopo tre giorni. Lazzaro è dunque un segno: il segno di quella vita dopo la morte che a tutti è promessa e a tutti è già data nella Risurrezione del Signore.
Il richiamo per noi
Credo che tutti ci vediamo ben rappresentati proprio nel Vangelo. Anche noi, quando sperimentiamo la morte di una persona a noi cara, proviamo quel senso di agitazione interiore e di mancanza di controllo sulle emozioni che si esprime in vario modo e che diventa disorientamento. È umano, è normale, è anche, se vogliamo così dire, il segno del legame profondo che avevamo costruito con talune persone. Tuttavia, a noi è chiesto di fare qualcosa di più, di non essere solo in balia di emozioni e sentimenti che nascono dai ricordi e che sono incontrollati e incontrollabili.
A noi, anche quando siamo nel dolore per la perdita di una persona amata, è chiesto di professare la fede nella risurrezione. Ci è chiesto non già di guardare indietro, immergendoci nel mondo dei ricordi che, spesso, ci limita e ci fa soffrire ancor di più. A noi è chiesto di saper guardare al futuro, a quel futuro in Dio che è il cuore dell’esistenza cristiana. Senza rinnegare il dolore e senza reprimere il pianto come pure ha fatto il medesimo Signore Gesù, a noi è chiesto di proclamare la speranza, la vittoria della Vita sopra la morte, il valore della Risurrezione, come valore ultimo al quale ancorare la nostra esistenza. Il dolore della morte non cancelli mai la speranza cristiana. Il fluire dei ricordi non rinchiuda il pensare alla risurrezione in Cristo. È da questo sguardo diverso sulla vita e sulla morte, in vista della vita eterna, che si capisce quanto siamo credenti!
Suggerisco quindi, come atteggiamento pratico di questa quinta settimana, quello di andare a trovare i nostri cari al cimitero, con una visita silenziosa, di preghiera, prolungata, non solo per far fluire i ricordi ma per pregare per il nostro ritrovo nella vita eterna. È così che possiamo anche attendere il ritorno del Signore. È così che possiamo anche contemplare la Croce nella prossima e imminente Pasqua.
Il Vostro Parroco,