Ultima dopo l’Epifania – del perdono
Verso la quaresima
La sapienza del rito ambrosiano ci aiuta a capire che alla quaresima non si giunge di colpo! Non si entra in quaresima così dal nulla! Occorre una preparazione. Ecco il senso di queste ultime due domeniche del tempo dopo l’Epifania, l’una, la scorsa, dedicata alla clemenza e quella di oggi dedicata al perdono. Come dire: se poi vuoi entrare in quaresima, se vuoi mettere mano all’emendazione della tua coscienza, se vuoi impegnarti in un itinerario ascetico, devi sapere e devi ricordare sempre che, prima e oltre i tuoi sforzi c’è la clemenza e il perdono di Dio. A sorreggere ogni tuo sforzo c’è la grazia di Dio Padre.

La catechesi
Rileggiamo nel Vangelo la parabola del “padre misericordioso” o, come tutti la chiamiamo ancora, la “parabola del figliol prodigo”. Versetti immortali del Vangelo di Luca che definiscono l’identità del cristiano. Chi è il cristiano? Chi è il credente?
È un peccatore perdonato. Un uomo, una donna che giungono a quella profondissima sapienza dell’esistenza che permette loro di riconoscersi sempre e comunque uomini, donne, che rinnegano la grazia di Dio e che non tengono in sufficiente considerazione i suoi doni.
Sarebbe questa, secondo un grandissimo uomo di fede, il card J. H. Newman la consapevolezza a cui arrivare grazie ad un itinerario di fede profondissimo e sempre capace di rinnovarsi. Questa è anche l’immagine più bella del credente. Chi è il credente? Un’anima che sa di sprecare continuamente il dono di Dio, la sua grazia, tutto ciò che è il suo aiuto per farsi conoscere e per orientare la nostra anima alla salvezza e che, proprio per questo, va a chiedere il suo perdono e la sua misericordia. Perdono e misericordia che ci sono, sempre, per tutti, senza alcun limite. Ma occorre andare a dichiararsi peccatori per poterli ricevere. Occorre dire, come il figlio “prodigo”: “Padre ho peccato contro il cielo e contro di te”. È questo il modo per recuperare quella grazia e quella dignità dell’essere figli che, altrimenti, rimane perduta.
Un richiamo
È chiaro il richiamo per noi che rischiamo di non mediare abbastanza sul tema. Noi tutti, infatti, abbiamo poca percezione del peccato. Non già della gravità di alcuni di essi, quanto piuttosto del nostro sentirci peccatori. È questo che genera non poca confusione sul ricorrere alla grazia di Dio nel sacramento della riconciliazione. Questa domenica che precede la quaresima dovrebbe servirci non solo per sostare a chiederci cosa abbiamo fatto di male, cosa ci ha allontanato da Dio dall’ultima confessione ad oggi, quanto piuttosto chi siamo. Chi siamo noi che veniamo in Chiesa e poi sprechiamo la grazia di Dio? Chi siamo noi che, educati da anni a vivere la fede cristiana, non sappiamo per cosa chiedere perdono e, magari, non sappiamo nemmeno troppo perdonare gli altri, a meno che non si tratti di cose da poco conto?
Credo che un buon itinerario quaresimale inizi proprio da qui, dal chiederci chi siamo noi, dal sentirci peccatori e bisognosi della misericordi di Dio. Senza questo “primo gradino”, senza questo “punto di partenza” sarebbe molto difficile pensare di poter avere accesso ad un itinerario quaresimale forte, impegnativo, vero ed intenso.
Potranno esserci molto utili, nei prossimi giorni, le parole di Qoelet, il sapiente che leggiamo in questa ultima settimana dopo l’Epifania e che ci aiuterà a riflettere sul senso dell’esistenza. Invochiamo su di noi la benedizione di Maria già fin d’ora per vivere bene il nostro cammino di fede e, da domenica prossima, anche quello verso la Pasqua.
Il Vostro Parroco,