Battesimo del Signore
Un’ultima festa
Questa domenica, che per molti segna il ritorno ai ritmi della quotidianità dopo una lunga vacanza, penso soprattutto agli studenti, è una festa carica di significato storico, teologico, spirituale per noi.
Il significato storico
Come significato storico intendo, anzitutto, rispetto al ministero del Signore. Con questa festa, infatti, inizia il tempo del ministero, della predicazione, del “pellegrinaggio” del Signore in diversi luoghi della terra santa. È, dunque, un momento molto significativo della vita del Signore.
Il significato teologico
Come, del resto, anche a livello teologico. È in questa occasione che si ode la voce dal cielo: “questi è il mio Figlio…”. È una presentazione della persona di Cristo, della sua identità, è un’indicazione per tutti, perché tutti possiamo comprendere di chi sono le parole e i gesti che seguono.
Il significato spirituale
Anche a livello spirituale questa festa è assai significativa: è il momento in cui anche Gesù prende coscienza della sua missione, per così dire. Quella lunga preparazione che era consistita nei 30 anni di vita nascosta a Nazareth termina e inizia la parte più significativa della sua venuta: la rivelazione del volto del Padre.
Il messaggio per noi
Credo che la festa del Battesimo del Signore possa provocarci in diversi modi.
Il primo. Ricordiamo la data del nostro Battesimo? È per noi un evento di grazia significativo? Celebriamo il giorno di anniversario del nostro battesimo? Credo che la prima provocazione di questa festa ci ricordi che il nostro Battesimo deve essere sempre ricordato e ripensato come l’evento nel quale ci è stata donata la fede, il primo e più importante dono insieme a quello della vita. Fare memoria del Battesimo significa mettere al centro della nostra attenzione la fede, compagna inseparabile dei nostri giorni.
In secondo luogo: come trasmettiamo il Battesimo a chi viene dopo di noi? Per noi è ancora importante trasmettere la fede? Sta avanzando, infatti, la posizione di chi, per lo meno, differisce il battesimo. La cosa “strana” è che si tratta di genitori che hanno avuto un’adeguata formazione cristiana e una testimonianza forte, in primis dalle loro famiglie. Proviamo a riflettere: per noi è importante trasmettere la fede? È importante che chi viene dopo di noi viva con questo dono? Io credo che la risposta dovrebbe essere affermativa per tutti! Come sarebbe possibile vivere senza fede? Come potrebbero vivere i nostri figli e nipoti, privati di questo dono di Dio?
In terzo luogo: come pensiamo di vivere noi quell’indicazione preziosa del Cristo come Figlio amato, se non ascoltando la sua parola? Vivere il Battesimo deve impegnare noi in primis ad una vita di fede intensa, fatta certo di momenti liturgici e di preghiera – come stiamo insistendo in quest’anno pastorale – ma sempre attenta ad attingere forza dalla Parola che si rivela. Questo è il nostro compito di credenti e frequentanti, sempre, anche nel tempo dopo l’Epifania che si apre e che non è un “tempo vuoto”, ma un tempo nel quale continuare ad approfondire il mistero di Cristo e della sua venuta. Facciamo davvero in modo che questo tempo sia come un nuovo inizio per il nostro cammino di fede, nella memoria del nostro Battesimo.
Il Vostro Parroco,