II di Avvento
Sei atteggiamenti di preghiera
Proseguiamo il nostro itinerario di Avvento considerando un secondo atteggiamento della preghiera, dopo quello della perseveranza che ci è stato suggerito settimana scorsa, mettendo a tema quello dell’intercessione.

La preghiera di intercessione
“Cosa dobbiamo fare?”. Nel Vangelo di oggi leggiamo che la gente che andava da Giovanni il Battista per ricevere il Battesimo per la remissione dei peccati aveva questa domanda nel cuore. Chiedeva, con molta semplicità, cosa dovesse fare. Giovanni ha suggerito risposte per quella gente, ricordando a tutti che è nella preghiera, dove si incontra il mistero di Dio, che nasce la risposta. Giovanni ha insegnato anche a chiedere per gli altri e non solo per sé, perché una preghiera vera e profonda è sempre capace di intercedere. Così come ci suggerisce anche l’epistola di oggi, dove San Paolo ci invita ad accogliere gli altri, con le loro domande, i loro bisogni, le loro necessità, per fare, di tutte queste cose, oggetto della propria preghiera a Dio.
L’intercessione è quella forma di preghiera che viviamo quando mettiamo davanti a Dio i nostri bisogni, le necessità del mondo, le preoccupazioni del tempo, le richieste della gente e non solo le nostre. Intercedere significa ricordare che non tutto possiamo con le nostre forze, non tutto possiamo con le nostre mani. Possiamo tutto, invece, a partire da Colui che ci dà forza, ovvero Cristo presente nelle nostre vite, vero riferimento per la vita del mondo. Vive la preghiera di intercessione chi si lascia colpire dalle necessità dei fratelli. Vive una vera intercessione chi ha un cuore capace di lasciarsi interpellare dalle esigenze degli altri, vive una vera intercessione chi sa farsi carico anche dei lontani, delle persone che non conosce, dei popoli con cui entra in contatto magari solo attraverso le immagini che giungono nelle nostre case.
Vivere l’intercessione
“Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare». È stato uno dei primi titoli dei nostri raggi il primo anno al Berchet: «Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare». Invece c’è un’altra formula, che è quasi uguale – quasi uguale a parole –: «Tra il dire e il fare c’è di mezzo il domandare”. La citazione, tratta dalle opere di don L. Giussani, ci ricorda che un orante è grande quando domanda, quando sa chiedere a Dio le cose che gli stanno più a cuore, quando osa rimettere nelle mani della sua Presenza ciò che è il frutto del suo discernimento.
Un aiuto possibile
Per crescere nella preghiera di intercessione abbiamo bisogno, come sempre, di lasciarci interpellare non solo da quello che viviamo, da quello che vediamo, da quello che sentiamo, ma, anzitutto, dalla Parola di Dio. Già da qualche mese sto suggerendo intenzioni di preghiera che nascono dalla Parola che la Chiesa di Milano ci propone. Anche in Avvento, in tutti i giorni feriali, possiamo fare nostre alcune domande, alcuni “gridi di intercessione” che nascono dalla Parola di Dio. È esattamente quello che vi invito a compiere, seguendo soprattutto le immagini forti e le parole pregnanti dei profeti. Una vera intercessione nasce da un cuore che impara ad amare come Dio ama, non tanto da un cuore che si infiamma per emozioni passeggere che durano giusto lo spazio di una stagione, a volte di una sola giornata. Vi invito a leggere i Profeti propri di questo tempo liturgico: scopriremo tutta la forza della preghiera di intercessione che ci viene raccomandata.
Il Vostro Parroco,