II dopo la dedicazione – La partecipazione delle genti alla salvezza
Eletti
“Molti sono i chiamati, pochi gli eletti…”. Credo sia la finale del Vangelo che leggiamo oggi a metterci in stato di agitazione, o, forse, a lasciarci perplessi. Pare che, in qualche modo, tracci una linea di demarcazione, di divisione, un confine sottile che mette da una parte gli “eletti”, dall’altra gli altri. Ma chi sono questi eletti? Propriamente, nella riflessione del nuovo testamento, sono i battezzati, coloro che, avendo ricevuto la chiamata alla fede, hanno aderito a Cristo. In questo senso l’elezione non è esclusiva perché, come dice anche il titolo di questa domenica, la partecipazione alla salvezza è aperta a tutti. Tutti i popoli della terra sono chiamati alla salvezza in Cristo. Non ci sono esclusioni, non ci sono preferenze, non ci sono limiti.
Nell’ambito di questa riflessione, tutti noi dovremmo apprendere il punto centrale della nostra identità. Noi siamo degli eletti. Uomini, donne che hanno avuto la grazia del Battesimo, della chiamata alla fede, della conoscenza di Cristo e del Vangelo. “Eletti da Dio”, come spesso scrive San Paolo, significa anche partecipi della vita di una comunità. La chiesa è chiamata proprio così, ancora una volta non in senso esclusivo o in opposizione a qualcuno, ma nella pienezza del significato: Dio ci ha chiamato a sé e ci ha donato la grazia della fede.
La responsabilità
L’elezione, la chiamata alla fede, la grazia della conoscenza di Cristo, la partecipazione alla vita della Chiesa, qualsiasi altro dono che, nella fede, abbiamo ricevuto, diventa, tuttavia, anche una responsabilità. Noi siamo responsabili dei doni che abbiamo ricevuto. Questa responsabilità è ben rappresentata da quell’ “abito nuziale” di cui si parla sempre nel Vangelo di oggi. La chiamata alla fede va trattata come un dono, va coltivata, va nutrita, altrimenti si spegne. La partecipazione alla salvezza deriva dalla condivisione di quell’unica Parola di Verità che è Cristo e dalla forza della sua presenza che è l’Eucarestia. Partecipare alla salvezza indossando l’abito della grazia, ultimamente, richiama queste due responsabilità: responsabilità nel custodire la Parola, responsabilità nel vivere l’incontro con Cristo presente nella storia fino alla fine del mondo, secondo quella promessa che abbiamo ascoltato anche settimana scorsa.
Tu sei missione, vite che parlano
Così concludiamo questo mese missionario che ha visto tanti richiami, momenti di preghiera, possibilità di approfondimento. Cerchiamo di vivere insieme questa grazia, questo compito, questa missione: avere una vita che parla. Ancora una volta faccio appello al vostro senso di responsabilità, alla vostra partecipazione alla vita della Chiesa, alla vostra capacità di approfondire la bellezza del cammino di fede. Ancora una volta vi richiamo la bellezza di un cammino di fede che trova nell’Eucarestia il suo cuore e il suo centro. Entrando nella “settimana dei morti” e ormai intravvedendo il nuovo Avvento sullo sfondo, richiamo a ciascuno di voi di vivere con responsabilità la partecipazione alla Messa, centro e cuore di ogni percorso di fede. Educhiamoci a questa responsabilità per indossare l’abito della grazia e della responsabilità della vocazione battesimale.
Non facciamo venire meno, nei prossimi giorni, la presenza a quegli eventi tradizionali e tuttavia ancora in grado di evangelizzare. Potrebbe essere già questo un modo per partecipare alla salvezza eterna.
Il Vostro Parroco,