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VIII Dopo Pentecoste

La richiesta di un re

Sempre seguendo lo sviluppo cronologico della storia della salvezza, l’autore biblico ritrae, nella prima lettura di questa domenica, il momento in cui il popolo di Israele decise di darsi un re, per essere “come gli altri popoli”. Richiesta fatta al profeta, la vera autorità in Israele fino a quel momento. Proposta che, agli occhi del profeta, sembra perfino un insulto a Dio! È come rifiutare la sua presenza, il suo “governo”, la sua guida. Samuele profeta avverte però il comando di Dio: quella proposta non sembri assurda. Il profeta deve procedere alla nomina di un re, per accontentare il popolo tutto. Ma avverte: un re si comporterà come tale, pretenderà onori, imporrà tributi, chiederà il mantenimento della sua corte… Cose che vediamo ripetersi in ogni epoca della storia e in ogni popolo.

Un atteggiamento di “cordialità”

Note politiche che, a chi come me non è esperto di politica e, soprattutto, non trova un interesse nello studio delle cose politiche, dice poco! Eppure queste letture hanno un senso anche per noi, perché ci aiutano a chiederci: come si comporta il cristiano di fronte a queste cose? Cosa fa il cristiano per vivere bene nel mondo in cui si trova? Ci sono due risposte preziose per noi nelle altre due letture di questa domenica che ci possono aiutare a vivere bene non solo dal punto di vista spirituale, ma anche con un rinnovato interesse per la vita del nostro Paese. Anzitutto il Vangelo ci ricorda che il cristiano è l’uomo della cordialità e della correttezza. Ovvero: il cristiano si prende a cuore anche le cose che riguardano la vita politica del suo paese, mantenendo sempre viva ed alta la correttezza per il rispetto delle norme che gli uomini si danno. Regole e norme possono essere cambiate, ma il credente, proprio perché si mette a disposizione degli altri nello spirito di servizio promosso dal Signore, si interessa, dà il proprio contributo, rispetta sempre le regole del vivere comune e della civile convivenza.

La preghiera

San Paolo ci donava, poi, un’altra attenzione da vivere: quella della preghiera. Il cristiano prega per coloro che sono al governo, per coloro che reggono le sorti delle nazioni. Prega perché chiede a Dio che il suo Santo Spirito possa illuminare la mente e le scelte dei governanti perché il loro compito corrisponda davvero a quella ricerca del bene comune di cui tutti parlano e che pochi mettono in pratica.

In questa estate

Pare proprio che questa estate dovrà essere caratterizzata da una stagione politica in fermento. Mi risulta che una cosa del genere è successa solo nel 1919, quando gli italiani in vacanza erano proprio pochi! Ora che mezzo paese si muove, certo non ci sarà grande interesse per le cose politiche, se non qualche discussione sotto l’ombrellone che, come sappiamo, lascia il tempo che trova! Il cristiano vive diversamente. Il cristiano prega. Così lancio la proposta a tutti voi: perché non imparare a pregare per i governanti? Perché non imparare a pregare per la nostra Italia, non solo come di tanto in tanto facciamo, nella preghiera dei fedeli, ma anche nella nostra preghiera silenziosa, personale. Magari poi, spostandoci anche noi per le vacanze, avremo occasione di visitare chiese, monasteri, cattedrali, santuari… perché oltre alle intenzioni personali che sempre abbiamo nel cuore non pregare anche per il nostro paese, per le decisioni che dovremo prendere, per chi avrà la responsabilità del governo? Così, nel nostro piccolo, non dimentichiamoci di una preghiera per coloro che, a qualsiasi titolo, in qualsiasi schieramento, partecipano al governo della nostra città. Preghiamo anche perché chi tra noi ha questo carisma possa, poi, mettersi al servizio degli altri animato dallo spirito di generosità, disinteresse, gratuità che deve contraddistinguere il politico cristiano. Ecco qualche intenzione da ricordare nella nostra preghiera estiva!

Il Vostro Parroco,