IV dopo la Pentecoste
Caino e Abele
Il cuore di questa domenica ormai estiva è dato, come sempre in questo tempo liturgico, dalla prima lettura della celebrazione festiva. Oggi leggiamo un altro racconto della Genesi, seguendo lo svolgimento della storia della salvezza, come abbiamo detto. L’episodio di Caino ed Abele può offrirci due orizzonti diversi di riflessione.

La preghiera
Il primo riguarda la preghiera. È detto nel testo che Abele offriva a Dio un sacrificio gradito, mentre Caino no. Particolare del racconto che ci dice che c’è una preghiera gradita a Dio. Preghiera gradita è quella che si eleva da un cuore puro che cerca il Signore. Preghiera gradita a Dio è quella che sa lodare il suo nome e pregare secondo i bisogni degli uomini. Preghiera gradita a Dio è quella che proviene dal cuore e affida al cuore di Dio ogni intenzione.
Al contrario preghiera che Dio non ascolta o meglio preghiera che non è nemmeno una preghiera, è quella di chi, chiuso in sé stesso, pensa solamente ai propri bisogni e mette davanti a Dio solamente il proprio egoistico modo di pensare. Preghiera che Dio non gradisce è quella che proviene da un cuore che lo invoca a parole ma, nei fatti, è lontana dalla sua essenza, esattamente come è la preghiera di chi invoca Dio e, poi, uccide. Non è certo un caso che l’Arcivescovo abbia scelto, per il prossimo anno pastorale, proprio il tema della preghiera per farci riflettere e per farci progredire sulla via della fede. Non tutti, infatti, preghiamo, né sappiamo pregare bene, né sappiamo come si prega il nome di Dio!
Il rispetto della vita
Il secondo tema riguarda il rispetto della vita. La scrittura ci dice, fin dalle prime pagine, che la vita è sempre sacra e che non è mai lecito stendere la propria mano contro la vita del fratello. Lo stesso simbolo centrale della Genesi, l’albero della vita, ci ricorda che la vita è un mistero che non possediamo, che possiamo ricevere, che possiamo trasmettere, ma che non possiamo mai eliminare. Ecco perché il “giudizio” su Caino omicida è particolarmente forte. Giudizio che, come sappiamo, non prevede, a sua volta, l’eliminazione dell’omicida, ma mira a richiamare colui che ha soppresso la vita degli altri, perché si renda conto del dolore che ha provocato e del male che ha fatto.
Un’estate di preghiera
Con qualche mese di anticipo sul piano pastorale, potremmo cercare di trovare, in questa estate che è iniziata, alcuni momenti di preghiera significativi e profondi. Perché anche l’estate può essere un tempo propizio per lo spirito. Abbiamo due intenzioni di preghiera che ci vengono consegnate: preghiamo anche noi per i grandi peccatori, per chi ha fisicamente o volontariamente commesso omicidio. Preghiamo per chi non rispetta la vita degli altri. Preghiamo per chi ha comandato di stendere la mano contro la vita di qualcuno. Preghiamo perché si convertano dal male fatto.
Preghiamo però anche per noi. Preghiamo per la nostra comunità. In questi giorni viviamo l’uscita di un gruppo numeroso di giovani famiglie con i loro bambini. Vorrei che questa uscita estiva fosse un modo e un momento per vivere relazioni belle, vere, profonde che, poi, ci aiuteranno a costruire una comunità sempre più radicata in Cristo qui, nella nostra città, a casa nostra. Il futuro che vedo per la comunità cristiana passa necessariamente dal tema delle relazioni. Ecco perché vorrei che tutti ci impegnassimo per vivere bene la relazione dentro la comunità cristiana. È da questa testimonianza che dipenderà anche l’efficacia della nostra preghiera. Chiediamo questo dono al Signore, perché possiamo cercare di vivere bene e in modo significativo la relazione tra noi per vivere in modo sempre più approfondito quella con Dio.
Il Vostro Parroco,