5° Domenica di Pasqua
La carità
Si fa un gran parlare di carità, tutti i cristiani e anche molti non credenti o non praticanti sanno che il comandamento dell’amore è il più grande donato da Cristo, tanto che, a volte, rimproverano i credenti di non seguire questo criterio guida dell’esistenza. Ci sono ogni anno convegni, simposi, confronti, dibattiti sulla carità. Perfino le istituzioni civili entrano nell’argomento ad ogni piè sospinto… Vorrei che ci chiedessimo: ma noi ci crediamo davvero? O facciamo solo un gran parlare? O facciamo solo un gran polverone per niente?
Il frutto di una vita fatta caritatevole
Lo sapevano molto bene i cristiani della prima esperienza apostolica, quella che oggi, ci viene richiamata dalla pagina degli Atti degli apostoli. Nell’esperienza della prima chiesa era “normale” che chi diventava cristiano abbracciava uno stile di vita nuovo che permetteva anche la condivisione dei beni, perché nessuno nella comunità cristiana fosse bisognoso. Con molta forza San Luca ci presentava l’esempio di coloro che vendevano le loro proprietà per farne dono alla comunità. Esempio non unico nelle comunità dei primi secoli, nelle quali il valore della stessa comunità, della condivisione, del sovvenire era superiore ad ogni altro richiamo.
La fraternità
Esempio che non è scomparso nella vita della Chiesa e che è rimasto nelle forme di consacrazione religiosa. Tutte le famiglie religiose vivono così, con un’attenta condivisione delle risorse disponibili perché non solo siano soddisfatte le necessità dell’istituto stesso, ma ci sia una vera capacità di soccorrere i poveri. In verità non sono poche anche le esperienze di laici che riscoprono questo carisma e che danno origine a comunità di famiglie nelle quali si vive con il medesimo criterio di condivisione e di comunione. Anche nel nostro territorio non mancano esempi di tutto questo. Per lo più, tuttavia, ci limitiamo a queste esperienze, senza lasciare che ci siano ricadute nella prassi ecclesiale comune.
Una visione
Il richiamo della parola di Dio di oggi potrebbe aprirci, invece, ad una visione delle cose che è diversa da quella che, in genere abbiamo. Una visione di chiesa dove, invece, si vive davvero questa attenzione, questo richiamo alla condivisione. Forse è davvero questione di educazione. Ci si educa ad una visione di comunità dove c’è attenzione per i progetti, per i bisogni comuni, per il sostegno alla povertà, per l’attenzione ai bisogni del tempo storico… Anche noi, nel nostro piccolo, stiamo provvedendo ad una ristrutturazione che riguarda alcuni nostri immobili, perché ci possa essere un’azione pastorale sempre più incisiva, seria, propositiva, grintosa. Non solo questo, però. Mi piacerebbe che anche noi potessimo riflettere sul problema della casa, che anche nella nostra città, talune famiglie hanno. Così mi piacerebbe che si potesse discutere sull’emergenza del lavoro che altri vivono. È vero che noi non abbiamo problemi particolarmente evidenti, emergenze significative tanto da destare attenzione comune, però non siamo nemmeno esenti da questi problemi. Inoltre la Parola di Dio ci ricorda che l’assistenza della comunità cristiana non emerge quando emergono i problemi, ma è un’attenzione costante alla quale ci si educa. Così come una comunità si educa al sostegno di sé stessa e di chi si prende cura a tempo pieno della comunità cristiana. Il richiamo alle offerte deducibili, il richiamo alla firma dell’8 per mille a cui la Chiesa Italiana ci educa, vanno proprio in questa direzione. La direzione non di un richiamo economico, ma di una visione di comunità che è bene avere e che è ancor meglio costruire insieme. Forse anche noi potremmo parlare un po’ meno di amore e di carità ed essere un po’ più solleciti per i bisogni di tutti!
Il Vostro Parroco,