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4° Domenica di Pasqua

Il frutto

Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi…”. Frase classica per ricorrenze di preti, domeniche vocazionali—come questa— e manifestazioni simili. E se, invece, questa frase fosse detta dei cristiani in generale? Se Dio dicesse attraverso Gesù Cristo a ciascuno di noi: -io ho scelto te-? Con il seguito delle parole: “e vi ho costituito perché andiate e portiate frutto…”. Di quale frutto si tratta? Che frutto si aspetta il Signore?

Il frutto di una vita fatta per diventare “imitazione”

Normalmente noi tutti diffidiamo delle imitazioni. L’imitazione delle cose: sempre meglio l’originale. L’imitazione delle persone: fin da piccoli siamo cresciuti e a nostra volta cresciamo gli altri perché impariamo tutti ad essere ciascuno sé stesso! Eppure il vangelo di oggi ci dice che la vita cristiana autentica, riuscita, vera, perfetta, è solo la vita che cresce nell’imitazione del Signore. “Imita” il Signore Gesù chi cresce nel comandamento dell’amore.

Amatevi gli uni gli altri

Chissà quante volte abbiamo sentito questa  frase! Chissà quante volte, anche sinceramente, abbiamo cercato di metterla in atto, eppure senza mai riuscirci fino in fondo. Perché? Perché non riusciamo a vivere appieno questo comando del Signore? Credo perché tutti dimentichiamo che vivere questo comando, vivere ad imitazione del Signore che ama tutto e tutti, non solo è difficile, difficilissimo, ma, soprattutto, porta verso quella “persecuzione” di cui troviamo traccia anche nelle altre letture di oggi. Chi ama si dispone ad essere perseguitato, come il Signore Gesù, come Paolo, come moltissimi altri cristiani nel corso di questi 21 secoli, che, proprio per aver tentato di amare come Cristo ama, sono stati fraintesi, condannati, emarginati, messi al bando. E se questo, invece che una disgrazia, fosse una conseguenza del comando dell’amore?

Un impegno

Così vorrei che, mentre viviamo il tempo di Pasqua, tempo nel quale ripensiamo alla passione, morte e risurrezione del Signore per avere il dono del suo Spirito, tutti insieme chiedessimo al Signore di aiutarci a vivere sempre più a sua immagine o, per dirla con le parole della liturgia di oggi, a sua “imitazione”. Credo che questo impegno debba riguardarci tutti, specie in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo. In “tempo di guerra”, si dice, “vale tutto”. Ne siamo proprio sicuri? Forse non sarebbe meglio dire che, per un cristiano, in tempo di guerra valgono solo gli atti di amore che tentano di fermare la ferocia della guerra con l’invito a vivere in modo diverso? Il cuore dell’insegnamento del Signore è proprio questo: imparare a vivere in modo diverso in tutte le occasioni della vita. Anzi, quando ricorrono situazione più difficili, quando il tempo si fa in qualche modo più duro, il cristiano continua a contemplare il Signore Gesù e continua  a prendere esempio da Lui, continua a lasciarsi ispirare da Lui. Chi guarda al Crocifisso che è risorto non può non avvertire l’appello a vivere il comandamento dell’amore. Chi ha celebrato la Pasqua del Signore non può non avvertire il suo appello ad “andare e portare frutto”, rinnovando la propria mentalità ma anche quella degli altri.

Siamo stati “scelti” per essere cristiani proprio per questo. Il principio della fede, che è per noi un dono, serve proprio a questo, a renderci sempre più consapevoli che senza Cristo non possiamo fare nulla e, senza essere avvolti dal suo amore, qualsiasi cosa che facciamo rischia di essere senza senso, senza principio e senza una fine.

Chiediamo al Signore questa grazia: la grazia di vivere quell’ “obbedienza della fede” che non è un “procedere alla cieca senza  pensare”, ma un effettivo conformarsi a Cristo Signore, che ci ha costituito perché noi portassimo frutto, nell’imitazione di Lui.

Il Vostro Parroco,