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Ultima dopo l’Epifania

Un’occasione per riflettere

Come ho già fatto notare domenica scorsa, siamo alla fine del tempo dopo l’Epifania e ci sta davanti la grande quaresima, il “tempo” liturgico per eccellenza. Tempo dedicato al tema della misericordia, della conversione, del perdono dei peccati. Ecco perché la saggezza del rito ambrosiano vuole dedicare quest’ultima domenica del tempo dopo l’Epifania al perdono. Se vogliamo capire cosa è il perdono, abbiamo necessariamente bisogno di fare riferimento alla categoria del “peccato”. Ma cos’è il peccato in generale? Forse siamo più abituati a parlare dei peccati. Per la verità poco, pochissimo, dal momento che, come spesso affermiamo, abbiamo perso il senso del peccato. Per avere il senso del peccato, infatti, occorre avere una visione di fede sul mondo, una visione che nasce dal “senso di Dio”, della sua presenza, del suo accompagnamento di ogni uomo. Cosa che, per lo più, riesce difficile a molti.

Un caso

La liturgia non risponde in astratto a queste domande e propone una riflessione, come già era stato domenica scorsa, a partire da un “caso”. Un uomo concreto, un uomo in carne e ossa. Quest’uomo, Zaccheo, è famoso per via di quel suo essere basso di statura e per essere salito su quel sicomoro che, in Gerico, ha rappresentato per lui un’occasione per vedere e poi conoscere il Signore. Zaccheo scopre cosa sono i peccati, cos’è il senso del peccato, solo nell’incontro con Cristo. Il suo modo di vivere, il suo abituale modo di ragionare prima di quell’incontro non lo aveva mai portato a pensare al senso del peccato e ai suoi peccati personali. Solo l’incontro con Cristo lo illumina. Solo nella visione della fede Zaccheo comincia a pensare al suo peccato e al suo bisogno del perdono di Dio.

Noi e il mistero del peccato e del perdono

Ciò vale anche per noi. Se facciamo fatica a pensare al nostro essere peccatori, se fatichiamo a vivere il “senso del peccato”, è perché è in crisi il modo in cui noi guardiamo il mondo, le persone, noi stessi. Se manca il senso del peccato, in fondo, è perché manca la fede, cioè un rapporto personale con Cristo che illumina il modo di vedere tutto e di interpretare ogni cosa illuminati da Dio. Per comprendere cosa è il perdono di Dio dobbiamo esaminare tre dimensioni:

  1. La dimensione personale. È anzitutto qui che dobbiamo chiederci che rapporto noi abbiamo con il peccato e come noi intendiamo accedere al perdono di Dio che c’è, c’è sempre, c’è per tutti.
  2. In secondo luogo dobbiamo domandarci quali sono le dimensioni di peccato che noi abbiamo appreso dal nostro contesto educativo, ovvero, in primis dalla nostra famiglia. Scopriamo così che ci sono alcuni modi di fare, di dire, di comportarci che sono stati inculcati in noi e che possono essere molto lontani dal Vangelo. Parimenti dovremmo anche chiederci come abbiamo sentito parlare del perdono di Dio in famiglia. Anche questo influisce moltissimo sulla nostra fede.
  3. Infine dobbiamo chiederci come noi partecipiamo al peccato del nostro tempo, del nostro mondo, della nostra società. Anche questo influisce molto su di noi e sulla nostra fede. Così come dovremmo chiederci come sperimentiamo il perdono di Dio che la Chiesa continua a donare, come ministra della misericordia del Padre.

Una domenica difficile, questa. Solo entrando nella spiritualità di questi testi bilici potremo vivere bene questa settimana e preparare la nostra quaresima: tempo di perdono, tempo di misericordia, tempo di ritorno a Dio.

Il Vostro Parroco,