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V dopo l’Epifania – Giornata per la vita

L’immagine del mese

Nel dipinto si riconoscono tre figure femminili: una donna anziana dal corpo deforme e carico di anni, alla quale una irrimediabile fine si avvicina sempre più, consapevolezza ben espressa dal gesto di disperazione della donna che si copre il volto con la mano. A lei Klimt contrappone una madre e una figlia. La madre ha gli occhi chiusi, proprio come la figlia: entrambe stanno ad indicare che per loro c’è ancora la possibilità di sognare, di fantasticare, c’è ancora speranza, cosa che viene negata all’anziana. Madre e figlia vivono in una dimensione serena, che conosce gioia e piacere; nei loro volti si riconosce una specie di estasi e di beatitudine come se Klimt avesse voluto rappresentare il piacere della maternità, dell’essere madre e dell’essere figlia, dono ormai negato alla donna anziana. I fiori, presenti nei capelli della madre, sono immagine di giovinezza: intrecciare i fiori nei capelli implica godere di ciò che ci viene concesso, perché nulla è eterno in questa vita, tutto ha un ciclo vitale ben preciso e limitato. L’opera è un’allegoria della vita e delle stagioni umane, un’allegoria della precarietà e della bellezza.

Un inno alla vita

Vorrei che oggi, per tutti, ci fosse la possibilità di cantare un inno alla vita. Lo faremo con il Cav che inaugura la sua nuova sede di via San Pio X. Tuttavia vorrei che per tutti ci fosse la possibilità di gioire per la vita che nasce, di ringraziare Dio per la vita che ci è stata donata, di guardare con attenzione e benevolenza alla vita degli anziani. Papa Francesco non perde occasione per sottolineare come è nel dialogo tra generazioni che si impara a custodire la vita come una ricchezza, come un dono, come una responsabilità. Cantiamo insieme l’inno della vita, per dire la sua bellezza, la sua forza, la sua luminosità. Cantiamo insieme l’inno della vita per dire a tutti che nostro primo compito è gioire per questo dono. Dono ricevuto. Dono che non si può pretendere, realtà che non si può conquistare da sé. Un dono che implica anche una responsabilità.

  • Responsabilità per vivere ciascuno la vita come un dono, facendone, a nostra volta, dono di amore agli altri, non solo nella possibilità generativa, ma nel servizio, nella vicinanza, nell’accoglienza, nella carità.
  • Responsabilità nel trasmettere la vita. Nel clima di “inverno demografico” al quale apparteniamo, l’invito alle coppie cristiane è anche quello di prendersi la responsabilità di generare vita. In una cultura dove tutto dice il contrario, il cristiano avverte questo compito come primario.
  • Responsabilità nell’accompagnare la vita anziana. Oggi siamo in un clima di anzianità sempre più pronunciato, per il quale tutti dobbiamo avvertire non solo la responsabilità di un accompagnamento, ma anche il dovere di generare forme nuove di vicinanza e di prossimità.

Sia, oggi, festa della vita! Anche la primula che possiamo acquistare a sostegno del CAV dica che la nostra è una società e una Chiesa della vita!

Il Vostro Parroco,