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II dopo la Dedicazione — La partecipazione delle genti alla salvezza

L’universalità della missione nella Chiesa

“Isaia disse: «Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: “Certo, mi escluderà il Signore dal suo popolo!”. Non dica l’eunuco: “Ecco, io sono un albero secco!” . Sono le parole con cui Isaia inizia la prima lettura di oggi. Impossibile, credo, non avvertire l’immagine di universalità contenuta in esse. Stranieri, eunuchi erano persone che, in Israele, non godevano di particolari diritti, se non quello sacro dell’accoglienza e quello altrettanto sacro di sepoltura, in caso di morte in terra di Israele, ma non nello stesso cimitero ebraico. Eppure anche il profeta capisce ed insegna che tutti hanno diritto alla fede e che la salvezza non è esclusiva del popolo ebraico, sebbene la rivelazione sia avvenuta proprio in questo popolo della terra. Tutti sono chiamati alla salvezza. A tutti è dato il buon annuncio. Gesù, su questo tema, sarà ancora più esplicito. Lo abbiamo ricordato nell’ottobre missionario che oggi concludiamo. Universalità che viene raccomandata anche a noi.

I Santi

Anche la giornata festiva di domani, solennità di tutti i Santi, oserà ricordarci che moltissimi sono i santi, presi dai popoli della terra. La santità, infatti, non è il premio per uno sforzo umano, ma quel dono particolare di Dio donato a chi crede. È la fede, è il cammino di fede l’origine della santità di ciascuno di noi. Così come vediamo per i santi canonizzati: la chiesa ha riconosciuto nel loro esempio, nel loro cammino di fede, una via da proporre a tutti, perché possa essere, anche per altri, occasione di santità.

I morti

È così che vogliamo anche ricordare tanti nostri fratelli e sorelle già defunti. I nostri cari ci hanno lasciato molti esempi di santità popolare: come esempi di fede, come strumenti di carità, come uomini e donne che hanno incarnato lo spirito delle virtù cristiane. È proprio così che vogliamo ricordarli nella preghiera. Il ricordo migliore dei nostri cari non è solamente quello della memoria, quello volto a ricordare episodi ilari o sereni della vita passata. Il ricordo cristiano è quello che si trasforma in preghiera, il ricordo di chi, specie nella celebrazione eucaristica, mette nelle mani di Dio coloro che ci hanno guidato sulla terra.

Per ricordare i nostri morti

Per questo, per facilitare il ricordo nella celebrazione eucaristica, oggi sarà possibile chiedere il suffragio cristiano per tutte le S. Messe dell’anno. Credo sia un’educazione bella che abbiamo ricevuto e una tradizione alla quale tutti dobbiamo richiamarci; non dimentichiamoci di applicare la celebrazione dell’Eucarestia ai nostri morti: è Cristo stesso che prega per loro. È la forza della preghiera della chiesa che li raccomanda a Dio. La Messa applicata ad un defunto è l’unica realtà che può veramente aiutare i nostri cari se ne avessero ancora bisogno. Raccomanderei anche di far celebrare la Messa per qualche anima del purgatorio, come pure è tradizione della Santa Chiesa (i fedeli che volessero istituire un legato o far celebrare le S. Messe gregoriane, si rivolgano, invece, direttamente al parroco).

Viviamo con la forza della fede questi giorni, utili non solo per i ricordi dei nostri cari, ma anche per noi.  A noi è chiesto di lavorare perché tutti i popoli raggiungano la salvezza, a noi è chiesto di credere e di realizzare la santità della nostra vita, a noi è chiesto di ricordare con fede i nostri morti. Facciamo tesoro delle molte possibilità di preghiera di questi giorni e della Parola di Dio che ci verrà donata.

Il Vostro Parroco,