XI° Domenica dopo Pentecoste
Abbandonare empiamente il nome di Dio.
La storia di Elia si ripete innumerevoli volte nel corso dei secoli. Da che mondo è mondo, al Dio che si mette in ricerca dell’uomo e che lo incrocia mille volte in modi sempre diversi, si oppone la forza dell’uomo e della sua libertà che, sempre, tenta di svincolarsi dalla custodia di Dio. Ciò che leggiamo non è solo il resoconto di ciò che accadde in un tempo della storia di Israele, ma è la descrizione di quanto avviene sempre, in ogni tempo della storia, anche nel nostro. Rinnegare—empiamente—il nome di Dio, significa non rendersi conto dei suoi benefici, non comprendere la sua azione di grazia, pensare di fare da soli e meglio in ogni cosa. Da soli o “idolatrando” cose, realtà, perfino persone. Come al tempo di Elia.

Dio non abbandona
Ma Dio non abbandona mai, ci dice il Vangelo. Anzi, più l’uomo tenta di abbandonare lui, più Dio sembra che si diverta a suscitare suoi “servitori” o, se vogliamo, messaggeri. Uomini e donne dello Spirito che sanno, in ogni epoca della storia, riportare l’uomo alla verità dell’esistenza. Il lavoro di Elia, che ricostruisce un altare distrutto, invita a radunarsi, chiama alla preghiera, offre a Dio il sacrificio di comunione, è il “lavoro” spirituale di moltissimi santi che hanno fatto la stessa cosa: in tempi difficili, in tempi calamitosi, hanno cercato di riportare alla luce il culto di Dio e la sua opera. Il cuore, il centro, il fulcro di questa opera di vicinanza è la presenza del Signore Gesù che viene, con amore, per riannodare i fili di quella relazione che Dio cerca e che l’uomo infrange.
Per noi tutti
Anche la nostra epoca è così. Anche la nostra epoca è un tempo in cui molti uomini rinnegano—empiamente—il nome di Dio. Cambiano le modalità, cambiano le concrete circostanze, ma i nomi degli idoli sono sempre gli stessi: ricerca di un proprio tornaconto, corruzione, menzogna, mancanza di fede, ricerca di piacere…
Anche noi, come al tempo di Elia, abbiamo bisogno di essere richiamati alla verità della fede. Quella verità che ci deve riportare davanti a Dio, deve riaccendere l’atteggiamento di preghiera, deve riportarci ad un dialogo sincero con Dio che, come sempre, si dimostrerà disposto a cercare una comunione che non ha limiti, che non ha pari, che non conosce defezioni di alcun genere. È così che vogliamo entrare nella settimana centrale dell’estate, la settimana in cui cercheremo di prepararci alla festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria al cielo. Una festa che ci ricorda che tutti noi siamo chiamati a vivere bene la nostra relazione con Dio, partendo proprio dalla preghiera e lasciandoci guidare in essa dalla Vergine Santa. Questa domenica ci ricordi che il tesoro della nostra vita non sta tanto in quello che faremo, in quello che saremo capaci di creare con il nostro ingegno, quanto piuttosto nella capacità che avremo di lasciare che Dio ci prenda per mano e ci guidi a quel centro della storia che è il Mistero della redenzione. Elia e la Vergine Maria ci aiutino a comprendere che il vero fine della storia dell’uomo è e sempre dovrà essere la visione del cielo, il paradiso beato al quale vediamo ascendere la Vergine Santa e nel quale siamo attesi anche noi.
Chiediamo questa grazia, per noi e per il nostro mondo. Chiediamo anche al Signore di aiutarci a ricostruire la nostra vita comunitaria, la nostra vita insieme, senza la quale la stessa fede perde uno dei suoi perni. Maria, che vince e fa vincere ogni paura, ci conceda di ritrovarci ad essere comunità credente, nel nome di suo Figlio e a gloria di Dio Padre.
Il Vostro Parroco,