VI° Domenica dopo Pentecoste
Mosè
Nella rilettura della storia della salvezza, ecco il nuovo personaggio e la nuova epoca che ci viene presentata dalla liturgia, specie nella prima lettura, che è quella che, in questo tempo dopo Pentecoste, dà il “tono” alla domenica: Mosè.
Un segno
Come già anche nella vita di Abramo, come abbiamo ascoltato la scorsa domenica, anche nella vita di Mosè contano i segni. Ecco il segno principale della storia di Mosè: il roveto ardente. Un prodigio che incuriosisce Mosè che, avvicinandosi, troverà la “sua” “terra santa”, cioè il luogo della rivelazione di Dio. Una domanda è al centro della riflessione di Mosè: “chi sono io…?” per avere il dono di questa rivelazione e per avere in sorte quella di condurre il popolo di Israele fuori dalla terra santa? Domande lecite, che però non hanno risposta. L’elezione di Dio è sempre gratuita. Perché quest’uomo fuggiasco, perché quest’uomo balbuziente per trattare con il grande potente della terra di quel tempo? Non sapremo mai! L’elezione di Dio è, appunto, gratuita e parte di un mistero.
Prendere il giogo del Signore
Mosè è solo uno di quelli che hanno preso su di sé “il giogo del Signore”, come diceva Gesù nel Vangelo, cioè è solo uno di quelli che hanno preso sul serio l’itinerario di fede che porta a riverificare e a rimodulare la propria vita. Mosè dopo questo incontro non sarà più lo stesso, incomincerà una nuova fase della sua esistenza. Come ogni credente che, compresa la propria vocazione, si dispone a realizzarla.
Anche noi come Mosè
Non dovremo condurre popoli, non avremo roveti che ardono dinnanzi a noi, ma per molti aspetti anche la nostra vita deve essere come quella di Mosè. Una vita che sa di avere alcune “terre sante” cioè alcuni momenti in cui ci appare chiaro cosa chieda Dio a ciascuno di noi.
Una vita nella quale si ode una voce, ovvero si ha l’intima certezza di quel progetto di vita che Dio affida a ciascuno. Una vita nella quale appare anche chiaro che ci sono dei momenti difficili, crocifiggenti, momenti nei quali non si può fare altro che fidarci di quella parola che il Signore ha donato a tutti: “prendete su di me il mio giogo…”.
Per noi, che stiamo rileggendo questo svolgersi della storia della salvezza, credo proprio che queste parole ci indichino una chiara via da seguire: la via di chi non si sottrae alle difficoltà dell’esistenza ma le affronta con la fede. Così come Paolo, di cui abbiamo ascoltato nella seconda lettura, che affrontava i pericoli come anche i passaggi della propria vita, sapendo solo di avere sempre a fianco Cristo Crocifisso.
Se avremo questa fede davvero ogni passo che faremo ci condurrà in una sorta di terra santa, ovvero in una sorta di dimensione propizia per vivere bene la nostra fede e per testimoniarla agli altri.
All’inizio di questo nuovo mese estivo sia questa la grazia che chiediamo a Dio Padre, per non fare di questo tempo—spiritualmente parlando— un “tempo morto” ma un tempo utile per conoscere la volontà di Dio che si rivela per noi. Facciamo davvero in modo che ogni nostro passo sia riletto alla luce della fede che possediamo: ci aiuterà a comprendere quel progetto di bene e di salvezza che riguarda ogni uomo.
Il vostro parroco,