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III° Domenica dopo Pentecoste

La creazione dell’uomo e della donna.

Quella che ascoltiamo oggi dalla Genesi, ovvero la creazione dell’uomo e della donna, dovrebbe essere una delle pagine più note ma anche più pacifiche. Eppure avvertiamo tutti che non è così.

L’amore umano, l’amore che lega insieme un uomo e una donna, dovrebbe esser euna delle cose più naturali, una delle cose che non desta più di tanto discussione e, invece, scopriamo che nella nostra epoca non è così e che su questo tema ci sono posizioni che accendono il dibattito e animano la divisione tra gli uomini.

La scrittura antica.

Cosa dice la scrittura della genesi a questo proposito? La Genesi ci cosnegna alcuni dati che sono punti di riferimento per la coscienza del cristiano e per la sua posizione: uomo e donna sono, nel loro insieme, immagine e somiglianza di Dio; uomo e donna sono fatti l’uno per l’altro e insieme continuano quell’oepra della creazione nella quale Dio stesso li costituisce come suoi collaboratori; l’amore umano, in quanto riflesso dell’amore di Dio, è da lui benedetto, sostenuto, accomapganto tutti i giorni dell’esistenza.

Il Vangelo.

È il vangelo che aggiunge una riflessione che tutti noi comprendiamo bene. C’è una “durezza di cuore” nell’uomo, nell’intendere questi discorsi che sembrano basilari e comprensibili a tutti. C’è uan durezza del cuore nel comprendere, soprattutto, quella chiamata alal fedeltà che Dio rivolge a ogni uomo e a ogni donna. Come Dio è il Dio fedele, egli domanda all’uomo di vivere il proprio amore con fedeltà, come un accompagnamento costante dei giorni, come uan condivisione di vita incrollabile. È per questo che la sua grazia accompagna l’uomo. Solo dove c’è durezza di cuore, cioè impermeabilità al disegno di Dio, non c’è possibilità, per questa grazia, di agire.

Per una possibile riflessione.

Viviamo in un tempo di grandissima incertezza su questi temi: cosa dobbiamo fare? Cosa possiamo fare per vivere alal luce della certezza che al fede dischiude su ogni “capitolo” della vita dell’uomo?

Io credo che dobbiamo tornare tutti, con urgenza ma anche con determinazione, a parlare della formazione della coscienza. Non possiamo pensare che la coscienza del credente—in primis la nostra e, poi, quella di chi viene dopo di noi e che noi abbiamo il compito di educare— si formi solo attraverso l’esperienza e in base al sentire del nostro tempo. Formare la coscienza ai valori del Vangelo significa ricordare la bellezza, la complementarietà, l’apertura alla vita, la collaborazione al disegno stesso di Dio dell’amore tra un uomo e una donna, fondamento della famiglia, imprescindibile dono alla Chiesa e alla società degli uomini.

In quest’ottica trova senso l’educazione alla fedeltà, che nasce d amolto lontano, nasce negli anni della fanciullezza e dell’adolescenza. Educazione che si alimenta alla Parola di Dio e all’esempio di tutti coloro che vogliono seguire e vivere questa Parola che ci precede e che ci accompagna.

Educazione che vuole anche essere esempio, richiamo e, pur nel rispetto di altre posizioni e in dialogo con tutit gli uomini, faro di luce, punto di riferimento, richiamo ai valori eterni. Un compito difficile nel nostro tempo, eppure doveroso e imrpescinbile. Perché niente è impossibile con la grazia di Dio.

Il vostro parroco,