VI Domenica di Pasqua
In attesa dello Spirito Consolatore.
Queste ultime due domeniche prima di Pentecoste sono state pensate dal rito ambrosiano come un’introduzione alla preghiera allo Spirito Santo Paraclito, e cioè consolatore, perché venga ad illuminare la vita di tutti e della Chiesa.
Spirito di testimonianza.
Lo Spirito consolatore si configura, soprattutto, come spirito di testimonianza. Il contesto evangelico di questa domenica lo spiega con grande semplicità e forza. La testimonianza cristiana, da sempre, ha incontrato opposizione. Talvolta questa opposizione è diventata così forte da divenire persecuzione. Al di là del contesto storico e sociale nel quale un uomo è chiamato a vivere, è però vero che, da sempre, la testimonianza cristiana incontra opposizione. Il credente prega lo Spirito per essere sostenuto in questa sua opera di testimonianza. Nulla, infatti, è più necessaria che la forza dello Spirito, senza la quale tutto diventa sforzo sterile.

La “nostra” testimonianza cristiana.
In che cosa consiste la testimonianza cristiana per noi, in questo momento storico?
- La prima testimonianza che siamo tutti chiamati a dare, come ci ha detto anche l’Arcivescovo settimana scorsa, consiste nella tensione all’unità. Il nostro primo compito è quello di mostrare, come segno di credibilità, la nostra unione come credenti, tra parrocchie, tra associazioni e movimenti, tra diversi gruppi di appartenenza… questa è la prima testimonianza che siamo chiamati a vivere e a dare agli altri. Solo l’amore fraterno, la stima reciproca, il sentire comune ci possono aiutare a dare buona testimonianza della fede al mondo.
- La seconda testimonianza che siamo chiamati a dare è quella per una vita di fede più autentica e vera, che sappia mettere al centro di tutto il nostro dialogo personale con il Signore, a partire dalla celebrazione dell’Eucarestia che deve tornare ad essere, per tutti, il cuore della nostra vita di fede, della nostra settimana, della nostra spiritualità.
- La terza testimonianza che siamo chiamati a dare è quella di un’attenzione grande all’uomo. Il cristiano deve anche distinguersi per il suo “umanesimo”, cioè per la capacità di dare attenzione alle diverse esigenze dell’uomo, pronto a sovvenire, come la “fantasia” dello Spirito rende possibile, tutti coloro che si trovano nel bisogno e nella necessità. Credo che sia questa una forma particolarmente importante di attenzione all’uomo che siamo chiamati a rendere sempre più vera a partire dalla nostra preghiera.
Un invito.
Proprio per rendere la nostra testimonianza di fede sempre più forte, vi invito a celebrare la solennità dell’Ascensione che, ricorrendo 40 giorni dopo la Pasqua, “cade” necessariamente in giovedì. Mercoledì sera, alle 20.45 nella vigilia o giovedì sera alle 20.45, oltre alle altre S. Messe del giorno, sarà possibile celebrare questo mistero della vita di Cristo. Credo che sia espressione della maturità cristiana non celebrare solo le feste che ricorrono la domenica! Il cristiano celebra gli eventi della vita di Cristo che sostengono la propria fede, indipendentemente dal giorno del riposo e oltre ogni possibile precetto. Viviamo anche questa occasione che ci viene offerta come momento di fede, richiamo alla maturità cristiana, occasione di testimonianza per la vita della nostra comunità e della nostra città.
Il vostro parroco,