In questo Natale che abbiamo preparato, vorrei rileggere con voi brevemente i testi sacri cercando di capire quali sentimenti ci chiedano di vivere in questa che è già una celebrazione del Natale, anche se ancora di vigilia.
signore, io me ne vado… il senso delle cose che finiscono.
Rileggendo la lettura di Abramo, mi sembra di vedere la posizione di coloro che, dopo questo anno così difficile e diverso dal solito, dicono: Signore, ho paura di andarmene!. Ho paura di perdere le cose della mia vita, ho paura di lasciare delle cose che, anche se sono solo delle cose, delle tradizioni, delle realtà umane, comunque mi fanno piacere. È la paura che la situazione che abbiamo vissuto quest’anno ha generato in molto cuori, in molte anime, in molti di noi. Paura che viene non solo in chi, come Abramo, è alla fine della vita, ma in tutti noi, che abbiamo perso riti, tradizioni, ritrovi, amicizie, relazioni. Anche quelle formali che abbiamo vissuto in occasione del Natale per anni, che magari ci sono anche pesate e che, scopriamo ora, avevano un loro perché e un loro fascino. Perdita che ha generato una ferita dentro il nostro cuore. Una ferita che ci fa domandare che Natale stiamo celebrando o forse, ancora più in profondità, sta facendo chiedere a molti se è il caso di festeggiare il Natale.
signore, sto sfogando l’eccesso del mio dolore… il senso di un saluto
Tanti forse sono qui proprio come Anna, la madre di Samuele, la protagonista della seconda lettura, quella che andava al tempio a pregare in solitudine. Forse anche noi siamo qui a sfogare l’eccesso del dolore. Il dolore di chi ha sofferto, il dolore di chi ha passato tempo negli ospedali, il dolore di chi ha perso il lavoro, il dolore di chi ha perso una persona cara… e molti altri dolori, alcuni dei quali non hanno nemmeno avuto la forza di venire alla luce. Per molti, il Natale di quest’anno è così. Un Natale di chi piange un’assenza, di chi rimpiange un’occupazione, di chi viene davanti alla culla di Gesù Bambino, ancora vuota per ora, per dire solo il suo dolore.
volete stancare la pazienza di Dio… quando manca il senso delle cose.
Tanti altri, poi, si saranno fatti quelle domande essenziali per l’esistenza che portano a interrogarsi sul senso delle cose. Molti hanno tirato in ballo Dio anche a sproposito, senza magari nemmeno accorgersene, convinti solo dell’esattezza del proprio pensare ed assolutamente pieni di sé. Altri, in preda ai loro dubbi, hanno stancato anche la pazienza di Dio, per così dire, dopo aver stancato con ragionamenti vuoti o capaci solo di tornare sempre sui soliti discorsi, anche quella degli uomini. È, per molti, un Natale così, un Natale che viene dopo un anno pieno di ragionamenti che hanno cercato di dare la colpa a qualcuno o che hanno preteso di chiedere dov’è Dio in tutto quello che viviamo, convinti solo che alcuni fenomeni come quello che stiamo vivendo, dicano solo la sua assenza o il suo non interessarsi degli uomini, quando poi non diventano un’ulteriore arma per parlare della sua non esistenza. Dio, paziente e silenzioso, ascolta anche questo.
Dio ascoltò la preghiera… il senso della fede.
O forse tanti altri saranno stati come Manoach, quell’uomo che, da saggio e forte quale era, pregò il Signore perché di nuovo facesse visita a lui e alla sua sposa, per comprendere la sua volontà. Una preghiera bellissima che sa fare solo l’uomo di fede che sa interrogarsi sul senso di Dio. Preghiera che viene non solo accolta, ma anche ascoltata e prontamente esaudita.
noi non siamo di quelli che cedono… tornare a Betlemme.
Noi che forse ci siamo visti in una di queste posizioni, con quali sentimenti siamo qui in Chiesa questa sera? Perché siamo venuti? Solo per il fascino di un rito? Solo per una tradizione? Solo per anticipare una festa, anche se, magari, domani non avremo quel raduno di famiglia che non è il cuore del natale e che pure fa parte di quelle tradizioni che abbiamo creato per questa festa? Forse c’è di più. Forse noi siamo qui con il nostro dolore, con le domande che abbiamo nel cuore, forse siamo qui dopo aver stancato la pazienza di Dio e degli uomini che vivono con noi, o forse siamo qui perché siamo certi dell’ascolto che Dio dà sempre alle nostre preghiere… Ad ogni buon conto dovremmo essere qui come quelli che sanno tornare a Betlemme, il luogo dove il cielo e la terra si uniscono, il luogo dove Dio dimostra di essere attento alle preghiere e alle attese degli uomini da lui voluti, creati ed amati.
L’emmanuele, il Dio con noi.
A tutti noi, indipendentemente dalla posizione che abbiamo preso, dalle domande che abbiamo nel cuore, dalla situazione che abbiamo vissuto e dalla quale proveniamo, vien detto che Dio è l’Emmanuele, il Dio con noi, colui che condivide la vita. Anche quando abbiamo altri pensieri, anche quando, come Giuseppe, ci sembra che dobbiamo cavarcela con le nostre forze, con il nostro solo impegno, con le nostre sole risorse. Dio è con noi. È un messaggio antico, è un messaggio che sentiamo sempre, ad ogni ritorno della festa del Natale.
perché sia natale…
È l’unico messaggio sempre nuovo, è l’unico messaggio del quale abbiamo bisogno. È l’unica verità che ci può permettere di dare senso ai giorni della nostra vita, per sapere che non camminiamo né da soli né verso il nulla.
È l’unica verità che ci può permettere di capire che qui c’è Qualcuno che si fa carico dell’eccesso del nostro dolore e che quel Bambino che era atteso e che ora viene, ascolta anche il cuore affranto di chi si rivolge a Lui con speranza.
È l’unica verità che ci può permettere di capire che nel Bambino di Betlemme è già detto che l’uomo, per quanto indisponente, non riuscirà mai a stancare la pazienza di Dio che continuerà a mandare il suo Figlio in mezzo agli uomini per lasciarsi trovare da chi lo cercherà con cuore sincero e puro.
È l’unica verità che ci può permettere di capire che Dio torna nei nostri cuori, se noi osiamo chiederglielo, per dirci quello che dobbiamo fare.
È l’unica verità che ci può permettere di sentirci tutti amati, attesi, richiamati a quell’amore che, solo, compie il senso di questi nostri giorni.
È questo il senso di questo Natale, così particolare. È questo il senso di questa celebrazione che anticipa il Natale e che ci aiuta a pregare perché Dio venga ancora in mezzo a noi, nelle nostre case, nei nostri cuori e, con la sua forza, rischiari i nostri cuori.
Preghiamo, in questo Natale che ci farà anche conoscere un po’ di solitudine, un po’ di ristrettezza, un po’ di malinconia… preghiamo, perché l’Emmanuele c’è, vive con noi, ci dona il coraggio e la forza di vivere questo tempo come tempo propizio per l’incontro con Lui nella speranza e nella gioia.