Perché sia davvero una Santa Pasqua…
In questi giorni, come chi ha “celebrato da casa” con noi il triduo Pasquale sa già bene, ho cercato di lasciare che fossero i “personaggi minori” della Passione a parlarci, in questa che mi piace chiamare una “Pasqua minore”, non già per l’intensità del desiderio di tutti voi – forse, almeno per alcuni, più forte che in altri momenti – ma per via dei riti ridotti a minimi termini. Per questo vorrei che questa Pasqua fosse comunque una “Pasqua maggiore” nella fede. Come potrà essere una Pasqua Santa per tutti?
Pasqua: l’abbraccio oltre la solitudine.
Il mio pensiero va a coloro che sono soli, anzitutto. Penso alla solitudine dei malati e a quella degli anziani che, vigenti le disposizioni, non potranno essere raggiunti o invitati da qualche parente nemmeno per il pranzo di Pasqua, come accade in molte nostre famiglie normalmente. Penso anche a chi vive solo, anche a chi è giovane. Penso a chi è rimasto solo, ai vedovi, alle numerose vedove della nostra comunità. Certo c’è il telefono, magari anche qualche videochiamata per i più tecnologici, ma non è la stessa cosa. Tra questi c’è chi freme, certamente, per poter uscire e tornare alla normalità. Vorrei che tutte queste persone sentissero che c’è un abbraccio del Crocifisso Risorto che non lascia soli. Sarà poi Lui, il Cristo che risorge, a farcelo avvertire, con quei modi che solo lo Spirito conosce e può attuare.
Pasqua: la vita eterna per i morti.
Se scorro l’elenco, dall’inizio dell’emergenza ad oggi, ho celebrato 41 riti funebri in cimitero. Non numeri, ma persone. Mamme, papà, nonni… che con il virus, a causa del virus o per altro, non sono qui in questa Pasqua. Il posto vuoto crea dolore e rimpianto. Vorrei che tutti coloro che rimpiangono una persona cara, sentissero viva la speranza che abbiamo celebrato rileggendo e meditando il Credo: “credo nella risurrezione della carne”. Oggi, se veramente pensiamo alla Risurrezione di Cristo, non ci sentiremo soli nè saremo soli nell’affanno e nel dolore. Sappiamo che c’è una speranza più viva e più certa alla quale siamo tutti chiamati.
Pasqua e la chiesa vuota.
Anch’io vi ho invitato a riflettere sulla bellezza della Chiesa domestica, ma per noi sacerdoti, celebrare la Pasqua con la chiesa vuota è un gran peso! Non ci si consola facilmente pensando che in diverse regioni del mondo è così sempre: noi siamo qui! Non ci si consola dicendo che siamo connessi: una cosa è vedere i fedeli, sentire le loro voci, stringere qualche mano, altra cosa è sapere che, dietro la telecamera che mi inquadra, ci siete voi! Eppure c’è la consolazione di sentire che anche se la Chiesa edificio è vuota, la Chiesa è viva! Anzi, spero che da questa storia ne esca purificata e rinfrancata!
Pasqua e la normalità…
Credo che tutti aneliamo alla normalità. Desideriamo poter uscire, abbracciarci, incontrarci, prendere un caffè con le amiche e recuperare quel parlare di tutto e di tutti, incontrare gli amici di palestra o del campetto, ritornare a vedere un anziano che non vediamo da tempo, o, forse, anche un banale giorno di scuola è atteso e sperato…
Forse, come dicono alcuni, la normalità non sarà quella di prima. Non so se sono pessimisti o se dicono a ragion veduta questa cosa. So, però, che il ritorno alla “normalità” dopo la Pasqua, per gli apostoli, non è stato un tornare a fare le cose che si facevano prima! Se questo è accaduto, è stato comunque in minima parte e comunque in modo diverso. Nel ritorno in Galilea, nel ritorno sul lago da parte dei discepoli, come leggiamo in questi giorni, c’è una novità: la permanente presenza di Cristo in mezzo a loro.
La medesima cosa serve a noi! La nostra Pasqua sarà santa se noi sapremo che Cristo è permanentemente presente in mezzo a noi. E’ presente nell’ “anormalità” dei giorni da cui veniamo, è presente in questi giorni necessariamente diversi, sarà presente anche nella vita che tornerà a permetterci alcune cose, a vietarne altre, a sostituirne altre ancora.
Una Pasqua Santa è quella che ci concede questa speranza, che non è solo il banale dire che le cose, prima o poi andranno meglio, ma è il sapere che Cristo è già ora con noi, mentre noi pellegriniamo verso Lui, il principio di coloro che risorgono dai morti.
Carissimi,
vi auguro davvero una Pasqua Santa nella fede e nella speranza, una Pasqua che vi faccia fare tesoro di tutto quello che, in questa Quaresima che si è conclusa, abbiamo scoperto, meditato, custodito nel cuore: pensieri, relazioni, dialoghi… ovvero tutto ciò che ha segnato la “normalità” di questi giorni di distanziamento sociale.
È l’augurio che vi faccio insieme a Mons Marco, don Andrea, don Ampellio, le madri Canossiane e avendo sentito telefonicamente don Giancarlo, don Antonio e padre Corrado.
Nella certezza di vedere presto questa comunità che, nella speranza, cammina!
Il vostro parroco,